Un eroe del suo tempo, una figura leggendaria ma,
anche e soprattutto un’icona del novecento, forse l’ultimo mito romantico e
popolare della rivoluzione: Ernesto Che Guevara, oggi cinquant’anni dalla sua uccisione,
ci ha insegnato a ribellarci agli abusi, ai soprusi, allo sfruttamento e alle
discriminazioni sociali.
Nella sua breve vicenda umana (39 anni), il
medico argentino si è battuto con Fidel per affermare i diritti di tutti, per alfabetizzare
il popolo cubano, garantendo istruzione e sanità per tutti.
Ha provato a disegnare un modello alternativo,
per quanto non perfetto, a quello pudicamente chiamato capitalismo. Il sogno di
un mondo solidale e non competitivo, in cui l'esistenza non fosse solo ridotta
a lotta quotidiana per la sopravvivenza.
Ci ha indicato la via giusta al socialismo
contro la tirannide, anche se poi non è riuscito a concludere quest’arduo
cammino fino alla democrazia e alla libertà.
Per ironia della Storia, quasi per ridicolo contrappasso,
proprio quel sistema economico che voleva combattere lo ha trasformato in simbolo
di una speculazione finanziaria mondiale, senza limiti.
Il suo volto, tratto dal famosissimo scatto di
Alberto Korda del 1962, è finito su milioni di bandiere, di magliette, di cappelli,
di accendini, di tazze, quaderni, adesivi e gadget di ogni tipo e forma, oltre
ai murales, ai dipinti, ai palazzi di ogni angolo della Terra, alimentando un grandioso
business che ha arricchito aziende e imprenditori, ben lontani dal suo
pensiero, dai suoi ideali.
Quella semplice, casuale fotografia,
stilizzata, solarizzata, stampata in multicolor o in silhouette, ha creato una
nuova economia controrivoluzionaria, ma nello stesso tempo ha concorso a farlo conoscere,
ricordare ed amare da più generazioni. Hasta siempre!
9 ottobre 2017 (Alfredo Laurano)
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