“Vedremo
se avranno il coraggio di parlare – dice Valerio Vannini, papà
di Marco – non sappiamo ancora chi ha
sparato a nostro figlio, né per quale motivo. Si sono chiusi come un branco, ma
noi vogliamo verità e giustizia. Io e mia moglie Marina non ci stancheremo mai
di lottare”.
Oggi si torna in aula e sarà il giorno in cui, i Ciontoli,
che non hanno mai rilasciato una dichiarazione alla stampa, parleranno e si
sottoporranno all’esame degli imputati.
Poco o niente, in realtà, si
sa su cosa sia accaduto veramente e sul perché di un omicidio così efferato ed
inspiegabile.
Ci aspettiamo tutti che le
strade della verità processuale e di quella storica possano coincidere e non
restare divise per sempre, che possano spiegare in modo inequivocabile -
soprattutto alla famiglia - il motivo della morte di Marco, ancora
drammaticamente avvolto nel mistero, incartato con le bugie, amissioni,
omissioni e ritrattazioni dei protagonisti di questa brutta storia.
La posta in gioco, al di là
dei destini degli imputati e dei familiari ed amici di Marco, annientati dal
dolore, è restituire giustizia e pace a Marco, in questi due anni divenuto il
figliolo di tutta Cerveteri.
Ad aggravare ancor più la
situazione di tensione che accompagna tutta la vicenda, va anche osservato che,
di recente, la memoria di Marco ha subito un’ulteriore oltraggio: nei pressi
del cancello della villetta dei suoi assassini, in via De Gasperi, erano stati
posti da tempo una foto e un mazzo di fiori, in ricordo del giovane, precisamente
su un palo della luce all’estremità del marciapiede.
Quella foto e quei fiori
sono stati strappati e buttati via, in un gesto vile e meschino, ben lontano
dal sentimento della pietà umana.
23 ottobre 2017 (Alfredo
Laurano)
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