Una riflessione dopo aver
visitato una recente mostra di pittura dell’artista amico Carlo Grechi.
Grazie all’arte, ma non solo, è
più facile penetrare nell’intimità della bellezza, attraverso il mondo
spirituale di un suo spontaneo portatore, che la vive, la rielabora, la
asseconda e la riveste, nell’incanto magico di una sua rappresentazione.
Insomma, l’artista come
mediatore di grazia e venustà, organico a quello stesso ambito, come lo erano
gli intellettuali gramsciani, non separati per mestiere e appartenenza, dal
resto della società.
“La bellezza salverà il mondo”.
Non so se è vera o ancora
condivisibile l’affermazione che Dostoevskij mette in bocca al principe Myškin,
protagonista del suo “Idiota”, ripetutamente deriso per averla pronunciata.
Quelle parole, citate oggi
infinite volte, hanno tuttavia un contenuto profondamente letterario,
intensamente ambiguo e mistico, troppo spesso usato come un mantra consolatorio
o liberatorio, invariabilmente adatto ad ogni contesto: è un modo di dire
piuttosto abusato, quasi un'evocazione lontana, ricordo di qualcosa di non ben
definito.
Oppure, è vero che non è bello
ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, come recita un detto popolare? Cioè, perché una cosa sia reputata
bella, è sufficiente che piaccia?
Ciò significa che ogni cosa, gesto
o azione, se di gradimento anche solo ad un essere umano può avvalersi del
titolo di “bello”.
Ma può la Bellezza essere
subordinata a delle categorie bizzarre e volubili, come quelle umane?
A volte, in un mondo così brutto, la Bellezza, nascosta sotto il velo della noncuranza, dell’oblio,
dell’indifferenza, ha solo bisogno di essere svelata, al di là della nostra superficialità,
nelle sue infinite sfaccettature.
“Il mondo ha bisogno di bellezza” – l’ha detto anche Francesco – perché la bellezza è una
cura per l’anima, regala gioia e rende felici.
Quando la percepiamo di fronte
a noi, questa comincia a manifestarsi come una sensazione di bello dentro di
noi: siamo più aperti, disponibili, meno tesi, cade la paura, si affievolisce
la rabbia. Ci fa sentire parte della realtà che ci circonda.
Dobbiamo solo imparare a
vederla e riconoscerla anche nei gesti più semplici, ma carichi di empatia, del
nostro vivere quotidiano.
Essendo un puro ideale - un
valore assoluto a cui l’uomo tende ogni momento, in virtù del presupposto che è
espressione di un qualcosa più elevato del suo stesso essere - la Bellezza non
può venire ordinata tramite gli strumenti umani, dato che li trascende. Essa è nell’ordine, nella misura,
nell’equilibrio, nel senso profondo e segreto della vita. Ma anche nella
ricerca del vero e nell’eleganza delle cose, dei gesti, dei sentimenti, dei
pensieri, nell’autonoma armonia della natura.
E non solo nella realtà
esterna, come siamo portati a credere, ma anche interna alle cose stesse, ai
fatti, alle persone.
Una bella donna può essere
tale, anche soltanto dentro e non sempre e necessariamente nelle sue forme,
nelle sue fattezze, nella sua esteriorità. In ciò che di essa appare.
Non sempre riusciamo a
coglierla.
C’è fame di socialità, di
momenti da condividere, di uscire dall’isolamento che modernità e tecnologia
hanno progressivamente portato.
Bellezza è anche prendersi
cura di qualcuno, aiutare, sostenere, proteggere, salvare. O nello star bene
insieme, perché la forza di più persone, unite dagli stessi valori e spinte
dalle stesse motivazioni, crea fiducia attenua la fatica, fa dimenticare il
sacrificio.
La sua dimensione estetica si
sovrappone a quella morale e filosofica e, attraverso il bello, raggiungiamo il bene. Ce lo
ricorda anche il messaggio cristiano della “via
pulchritudinis”, il cammino privilegiato della bellezza e dello splendore, per
avvicinarsi al mistero di Dio
Per rendere il mondo un posto
migliore, serve un sogno collettivo.
Anche se ognuno ha i suoi
canoni estetici che variano nel tempo - appunto perché si dice che è bello ciò
che piace - il concetto di bellezza ha una sua componente determinante di
oggettività, un’autonomia che va oltre la soggettività e i variegati gusti
personali, e diventa universale.
Di fronte agli incredibili
miracoli della natura o alle migliori espressioni dell’opera umana, chi può
rimanere insensibile, chi può non esserne turbato e sbalordito?
Percepiamo l’idea della
perfezione e quell'armonia ci travolge in un istante.
Può essere un dipinto, una
sinfonia, un panorama, un sorriso, una forma, un monumento o un insieme di
colori, un sublime gesto sportivo, d’amore o di generosità: la sensazione è
sempre la stessa: stupore, commozione, estasi, piacere, gioia.
Quando entriamo in contatto
senso-spirituale, anche per poco, con qualcosa di perfetto e di sublime, ne
restiamo affascinati, colpiti, quasi folgorati, fino star fisicamente male, come
accade nella sindrome di Stendhal.
A volte, tuttavia, l’attrazione
per la bellezza può diventare fatale perché la confondiamo edonisticamente con
la ricchezza, con l’accumulo di beni e oggetti di valore, dimenticando che non
sono le cose o gli eventi in sé a darci piacere, ma le emozioni che essi ci
procurano.
Perché il significato vero
della bellezza è nell’essere, non nell’avere.
(Alfredo
Laurano)
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