Quand’ero bambino, tanto, tanto tempo
fa, la Befana era importante e molto attesa: contava molto più di Babbo
Natale.
Una vecchina bruttarella, con la
gobba, il naso adunco e il mento a punta. Con i vestiti vecchi e consumati, uno
scialle sulle spalle, una gonna lunga e un cappellaccio a cono sulla testa.
Ma, nonostante l’aspetto, era molto
buona e, nella notte fra il cinque e il sei gennaio, a cavallo di una scopa e
con un sacco pesantissimo sulle spalle curve, volava nei cieli per portare
dolci e doni ai bambini buoni e il carbone a quelli cattivi.
Per
“invogliare” e compiacere la vecchina stanca, si lasciava un po’ latte o un po’
vino e qualcosa da mangiare, sul tavolo, vicino alla calza appesa al camino.
Avrebbe sicuramente apprezzato il gesto e lasciato qualche cosina in più.
Secondo la versione cristianizzata,
la leggenda narra che i Re Magi stavano andando a Betlemme per rendere omaggio
al Bambinello.
Giunti in prossimità di una casetta
decisero di fermarsi per chiedere indicazioni sulla strada da
prendere. Bussarono alla porta e venne ad aprire una vecchina.
Le domandarono se conosceva la strada
per Betlemme. La donna che non capì dove stessero andando, non seppe dare loro
nessuna indicazione.
I Re Magi allora le chiesero di
unirsi a loro, ma lei rifiutò perché aveva molto lavoro da sbrigare.
Dopo che i tre Re se ne furono
andati, la donna capì che aveva commesso un errore e decise di unirsi a loro
per andare a trovare il Bambino Gesù.
Ma,
nonostante li cercasse per ore ed ore, non riuscì più a trovarli e allora
cominciò a fermare ogni bambino per dargli un regalo, nella speranza che fosse
quello giusto: il divino bambinello.
E così ogni
anno, la sera dell’Epifania (manifestazione) la brutta, ma buona
vecchietta continua la ricerca. Si ferma in ogni casa, dove c’è un bambino, e
lascia i regali che non diede a Gesù.
5 gennaio
2015 (Alfredo Laurano)
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