“Uno
spettro si aggira per l'Europa: tutte le potenze della vecchia Europa si sono
coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro” ….
I tempi sono cambiati da quel Manifesto del
1848 di Marx ed Engels, ma le lotte sono sempre di classe, anche se oggi meno
delineate, più sfumate ed annacquate, più numerose e, spesso, più complesse e
sovrapposte. Più enunciate che praticate.
Esiste sempre il rischio dello scontro
frontale ma, forse, più virtuale che reale, per effetto delle nuove tecnologie.
Anche perché lo stesso quadro di riferimento politico è di per se più vago e
rarefatto.
Il conflitto resta, comunque, legato alla
distribuzione del reddito e al tipo di lavoro, alla giustizia sociale, ai
diritti e alle garanzie, allo sfruttamento e alla disoccupazione.
All’origine delle troppe disuguaglianze, vi
sono sempre l’ambiente e la provenienza, l’accesso alle risorse, all’istruzione,
ai vari tipi di “aiutini”, alle dinastie familiari, al possesso di beni e
patrimoni.
La
società attuale non ha superato le contrapposizioni di classe, ma ne ha
prodotto nuove e camuffate forme.
Non è un’unione di popoli e di stati, ma di
economie, banche e imprese sostenute da chi è più forte. Dei diritti delle
persone e delle condizioni di vita non gliene frega niente a questo asettico regno
dell’euro, che predica la religione del mercato e del profitto e che pretende di
decidere chi deve vincere e governare nelle singole nazioni, purché osservi il
voto di obbedienza a regole e parametri imposti dall’Unione.
La Grecia, ma anche Italia, Irlanda, Spagna e
Portogallo ne sanno qualcosa.
E’ in atto un’ingerenza intollerabile dei
tedeschi e di gran parte della stampa di potere contro la politica greca.
Da qualche settimana, è iniziato, infatti, un
feroce martellamento mediatico da parte di Borsa, Finanza e Troika per
terrorizzare i cittadini greci e per indurli a non votare il sovversivo Tsipras,
facendo falsamente credere che questi voglia uscire dall’euro e provocare il
disastro totale del Paese.
I greci sono stanchi di sopravvivere fra austerità
e povertà, di vendersi mobili e automobili per mangiare, della cancellazione dello
stato sociale, come lo sono in molti altri paesi della Comunità. A Bruxelles
fanno finta di non capire e non si accorgono che la pazienza della gente ha un
limite.
Non si può vivere di solo liberismo, di economia
di mercato, di speculazioni commerciali.
Occorre un nuovo corso di prosperità
culturale, sociale, politica ed economica che può iniziare solo
democraticamente, altrimenti siamo destinati al peggio.
Se non si stabilisce un principio di
solidarietà tra i membri comunitari, è meglio sciogliere la compagnia dei
prepotenti e andare ognuno coerentemente per la sua strada.
L’eventuale vittoria di Syriza in Grecia può
essere l'inizio per rifondare l'Europa sui valori e dimostrare
che ci si può ribellare ai diktat della Troika e battere le politiche
neoliberiste.
Potrebbe regalarci un nuovo scenario ed aprire, anche da noi -
nonostante Renzi e Berlusconi - una nuova fase per la costruzione di una forte
e vera Sinistra in Italia.
Nuovi proletari di tutt’Europa unitevi!
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