Mentre in Italia permane il mistero dell’l’articolo 19 bis, infilato
da un’anonima “manina” nel decreto della delega fiscale - la cosiddetta norma
Salva-Berlusconi che, oltre a favorire i grandi evasori (non punibili fino al
3% dell’imponibile evaso), consentirebbe all’ex Cavaliere condannato di far
decadere la sentenza perché il reato si è estinto - in America, il “comunista”
Obama vuole una riforma fiscale che aumenti le tasse ai ricchi per dare di più
ai poveri.
Un americano su sei è povero, i ricchi stanno diventando sempre più
ricchi e la classe media si sta riducendo rapidamente: ciò determina una serie
di implicazioni di natura politica, etica, sociale ed economica.
“Vi diranno che l’economia va male, ma siamo in pieno risorgimento
economico e dunque non lasciatevi ingannare. Dobbiamo solo far sì che i
benefici della crescita siano condivisi da tutti”.
L’azione che propone Obama dovrebbe aumentare la tassazione per
banche e società finanziarie; aumentare la tassa sui dividendi; ridurre le
tasse sul reddito da lavoro, in particolare alle famiglie con figli a carico;
ridurre il costo dei mutui per la prima casa per chi si trova ancora in
difficoltà economiche; consentire ai più poveri di andare gratis all’università;
alzare le detrazioni a carico dei lavoratori dipendenti e, soprattutto, la vera
rivoluzione: college gratis per tutti.
Possibile
anche l’introduzione di un sostegno per i redditi più bassi.
Wall Street in rivolta. Immediate le proteste dei Repubblicani del
Congresso. L’élite della finanza americana non gradisce questa sfida alla Robin
Hood.
Insieme alla
controversa riforma del sistema sanitario, le misure fiscali di Barack Obama
segneranno comunque un forte cambiamento e sono destinate a lasciare il segno
al termine del suo secondo e ultimo mandato.
Le
diseguaglianze crescenti nel mondo globalizzato, dominato in occidente dal
capitalismo sfrenato della finanza, indignano gran parte della popolazione che
non appartiene all'1% dei fortunati paperoni super ricchi del mondo, i cui
beni, profitti e patrimoni superano quelli posseduti dal restante 99% della
popolazione globale.
Molti avversari di Barack sostengono, però, con ardita strafottenza,
che “essere ricchi non è una colpa anzi,
sono i poveri e i disoccupati a doversi assumere la responsabilità della
propria situazione economica”.
E poi, magari, suicidarsi.
Si, hanno la
colpa di aver fatto voto di miseria e povertà: son nati paperini, che cosa ci
vuoi far?
21 gennaio
2015 (Alfredo Laurano)
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