Dopo gli scioperi del venerdì per il clima, dopo la mobilitazione
globale dei giovani, le sollecitazioni e le accuse ai padroni del mondo e la
tumultuosa bagarre internazionale per l’ambiente, cosa ci ha lasciato Greta
Thunberg,
sulla quale si sono spenti i riflettori?
Ci ha lasciato tanti retroscena, tante polemiche intorno ai
“gretini”, tante affermazioni pubbliche di vari personaggi pubblici, che ne
contestano le scelte o alludono vergognosamente alle sulle sue caratteristiche
umane, come lo sguardo corrucciato e l’espressione fissa da Asperger.
Ci ha lasciato I’imbarazzante gara dei politici italiani
per appropriarsi ogni merito dell’ambientalismo, appuntarsi al petto le medaglie
Greta e Clima, mendicare consensi dai giovani e dagli elettori sensibili
all’ambiente.
Ci ha lasciato l’inevitabile tesi del complottismo (sui
social è stato scritto che dietro l’attivista c’è la lobby dei fondi
d’investimento, dei produttori di treccine e dei fabbricanti di berretti e
sciarpe), nonché la sua fotografia con trecce e cerata gialla, adattata e
sfruttata per generare un portfolio di immagini virtuali che presto sono diventate
un’icona internazionale.
Ci ha lasciato le storie, le chiacchiere, le battute, gli
sfottò e tanti meme.
Spesso, nei blog o nei post pubblicati sui vari social
network, è facile imbattersi nei Meme, ma non tutti sanno con esattezza cosa
siano.
Il termine deriva dal greco mímēma e significa imitazione o
più semplicemente fa riferimento a un contenuto divertente o bizzarro: può
essere un’immagine, un video, una foto o anche una frase, che in poco tempo si
diffonde in maniera virale, come un vero e proprio tormentone (V. foto).
Anche se nascono con l’intento di divertire gli utenti, tuttavia,
è bene specificare che i Meme possono essere utilizzati anche per garantire ad
un concetto un maggiore impatto emotivo, puntando a contrastare la diffusione di
notizie false. Infatti, sono entrati anche nella sfera politica e sociale,
riuscendo a far riflettere o a scuotere, in più di un’occasione, l’opinione
pubblica.
Comunque, tutti a preoccuparsi di chi c’è dietro la
“ritardata” dalle treccine ignobili. Chi ci sarà mai dietro, oltre le lobby già
citate? La mafia internazionale, la massoneria, gli ufo, le multinazionali del
biologico, i poteri forti, Bilderberg, i Rothschild, la solita speculazione
dell’alta finanza pluto-giudaico-massonica?
Pensate, invece, a chi c’è davanti a Greta: miliardi di
imbecilli che stanno distruggendo il pianeta. Talmente idioti che persino una
battaglia oggettivamente e indiscutibilmente giusta, come quella di questa
ragazzina, viene messa in discussione da teorie complottiste.
Se i petrolieri pagano tanti soldi per gettare discredito
sul mondo ambientalista e nascondere i loro crimini, qualche mercenario dovrà
pure raccoglierli.
Quindi: obbedire, ironizzare, ridicolizzare, delegittimare
una povera "ritardata”, che dà troppo fastidio a multinazionali, cupole finanziarie
e imperi commerciali e fa pensare troppo, soprattutto i giovani.
Una ragazzina - definita autistica, marionetta mediatica,
da famiglia Adams, con le treccine ripugnanti - che, con una chiarezza e una
fermezza incredibili, sbatte in faccia al mondo la realtà e sta facendo
riflettere la vuota generazione del telefonino e dell’iperconsumo.
Che non deve essere a tutti i costi vegana, non deve essere
una francescana, non deve vivere di aria, né muoversi a piedi, non deve
rinnegare la tecnologia, come molti limitati benpensanti della domenica
ragliano nelle praterie o nelle stalle del più becero sillogismo.
Ricordate “La canzone
del sole” di Lucio Battisti? “Le
bionde trecce, gli occhi azzurri e poi/ le tue calzette rosse/ e l’innocenza
sulle gote tue…”
Sembra il ritratto di Greta Thunberg. Una Pippi Calzelunghe
o una delicata Cappuccetto Rosso contro il Lupo Cattivo di un sistema
industriale che sta cambiando, forse irreversibilmente, il mondo. Una battaglia
sacrosanta quella della difesa dell’ambiente avvelenato dall’egoismo delle
multinazionali, dalla logica del profitto, dall’imbecillità di un potere che
alla fine riuscirà a distruggere anche se stesso.
Ma senza costruire miti e simboli per continuare poi con le
abitudini di sempre, con la crudeltà, l’indifferenza e gli egoismi di sempre,
con cui costruiamo ovunque non solo muri di pietra, ma muri di pensiero.
Non trasformiamo Greta in bambolina da esposizione. Da sbeffeggiare,
da sfruttare, da nascondere o mostrare secondo quanto e quando ci conviene.
Lei deve e vuole essere la voce delle nostre coscienze
sopite.
(Alfredo Laurano)
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