mercoledì 1 maggio 2019

SE OTTO ORE VI SEMBRAN POCHE

Mi sono assai stupito quando la signora del bar, che mi aveva preparato un ottimo caffè, mi salutava dicendomi: “arrivederci e buon primo maggio!” E mi son chiesto, ma si dice ancora, come buon Natale o buona Pasqua? Ha ancora senso questa festa soffocata e avvilita dall’attualità? 

Cos’è il lavoro se non la massima espressione della capacità umana? 
Da tempo, però, il Primo Maggio è la festa del lavoro che non c’è, la festa dell’effimero, della precarietà e dei diritti revocati. 
Anche se, resta il concertone di S.Giovanni, per distrarre e non far troppo pensare i giovani, che ballano per ore fino allo sfinimento, qualche nostalgica manifestazione politica o sindacale, qualche comizietto di paese, guarnito con qualche bandierina della antica ideologia. 
Oltre, naturalmente, alle gite fuori porta, alle sagre, alle fave e pecorino.
Si, in effetti, si tratta di una commemorazione del lavoro, sottolineata dalle canzoni, dalle parole e dagli slogan, lanciati sul grande palco accanto alla basilica. 
Quel diritto, teoricamente inciso nell’articolo uno della Costituzione, è diventato ormai quasi un privilegio. 
Ma quel che conta è la tradizione, quella che fa capolino dalla Storia.
E i giovani, che quando trovano uno straccio di lavoro, devono sapere che dovranno tribolare fino a settantacinque anni per avere una mancia a titolo di pensione.

A metà dell’ottocento, i lavoratori non avevano diritti: lavoravano anche 16 ore al giorno, in pessime condizioni, e spesso morivano sul luogo di lavoro. 
Il 1° maggio 1886 fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore, ma a Chicago la polizia lo represse uccidendo diversi manifestanti. 
Oggi, ancora ricordiamo quei fatti che, insieme alla strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947 in Sicilia - per quanto ci riguarda, come italiani - diedero origine alla Festa del Lavoro, anche se, in effetti, celebriamo solo un mito, veneriamo una radicata tradizione e una memoria collettiva. 
Quelle conquiste e quei diritti, col sangue conquistati, sono di nuovo e sempre rimessi in discussione. 1° maggio 2019 (Alfredo Laurano)

Ascoltare gli inni dei lavoratori:
https://www.youtube.com/watch?time_continue=27&v=_X0Rsf_7f0U
https://www.youtube.com/watch?v=Kvh82UCjj1w


Nessun commento:

Posta un commento