Una logica,
naturale, inevitabile riflessione.
Al Salone del Libro
di Torino, la polemica sull’ ospite sgradito - la casa editrice Altaforte
di Francesco Polacchi, contestato per le
sue personali vicende che lo qualificano come referente di Casa Pound, gruppo politico
che inneggia al fascismo, ma più noto alle cronache giudiziarie per attività di
accoltellamenti e pestaggi in manifestazioni varie, nonché reso famoso dal
regalo di Salvini che lo ha scelto per pubblicare il suo libro-intervista - si
è conclusa, giustamente, con l’ allontanamento della stessa, per indegnità e
per non aver titolo democratico a partecipare. Anche per le pressioni e le
denunce del governatore Chiamparino, della sindaca Appendino e del Museo della
Shoah: "Non si può chiedere ai sopravvissuti di condividere lo
spazio con chi mette in discussione i fatti storici che hanno portato
all'Olocausto, con chi ripropone un'idea fascista della società”.
A Casal Bruciato,
invece, una famiglia rom di 14 persone, con bimbi piccoli, che ha regolarmente
ottenuto una casa popolare è stata assediata e ferocemente minacciata di
stupri, incendi, bombe e spedizioni punitive, per giorni, da una teppaglia
fascistoide, che nessuno ha cacciato, arrestato o portato via. Che nessuno ha
disperso o caricato.
Ma - si chiede anche
Travaglio - dov’era lo Stato, il ministro dell’Interno, il prefetto, il
questore, la polizia, che opportunamente scorta e protegge la Raggi, ma non
colpisce chi minaccia persone inermi e indifese?
Perché si consente a
questi gruppi neo fascisti e mafiosi che proliferano in molte periferie romane,
come Tor Bella Monaca, Torre Maura, Ostia e tante altre, abbandonate dallo
Stato da decenni, di pescare nel torbido, di farla da padrone del territorio?
Famiglie che
legittimamente hanno ottenuto la casa, ma che non possono entrare, che - lo
hanno stabilito le competenti autorità - non hanno alcuna responsabilità, né
vicinanza con quei nomadi che rubano, intimidiscono o sporcano, e non possono
essere perseguite o discriminate sulla base di un'appartenenza etnica.
Una provocazione
inaccettabile, fatta da un piccolo manipolo di avanguardisti, che spadroneggiano e
dettano legge. Che allestiscono gazebo e banchetti con simboli, vessilli e
bandiere, che nessuno rimuove; che soffiano sul fuoco e fomentano la rabbia e
l’odio di altri abitanti del quartiere; che non distinguono i problemi e le
diverse situazioni che accompagnano da decenni la questione dei rom - in primo
luogo storie di furti, borseggi e paure - e diventano oggetto di facile propaganda
o mistificazione: "prima gli italiani", "quelli rubano e gli
danno la casa, e a noi niente".
E’ ora che lo Stato
democratico si ricordi che non ha ceduto in appalto a Casapound il controllo
etnico delle borgate e delle case popolari.
(Alfredo Laurano)
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