Tra blitz della polizia e autoscale dei pompieri, va ormai
avanti da settimane la saga delle lenzuola, una soap opera tutta nordica e
italiana, con nuove puntate ogni volta che il ministro degli Interni tiene un
comizio.
Si diffonde dappertutto la protesta degli striscioni contro
il prode Matteo Salvini.
Sui balconi, terrazze e finestre, si ritirano drappi, tappeti,
bandiere e omaggi religiosi per esporre scritte a mano anti-Salvini.
La rimozione forzata dello striscione di Brembate da parte
dei pompieri ha provocato una reazione spontanea, da nord a sud, da Verona a
Catanzaro. Va
osservato che il grande striscione contro Mimmo Lucano (sei il male d’Italia),
posto davanti all’Università di Roma da gruppi neo-fascisti, è stato ben
tollerato e non rimosso dalla polizia, ben presente.
A Firenze, hanno scritto: “portatela lunga la scala, sono al quinto piano”. E domenica a Milano s’annuncia una contestazione di massa di lenzuola contro il comizio del leghista con Marine Le Pen.
A Firenze, hanno scritto: “portatela lunga la scala, sono al quinto piano”. E domenica a Milano s’annuncia una contestazione di massa di lenzuola contro il comizio del leghista con Marine Le Pen.
In ogni tappa del suo tour elettorale, il ministro delle
felpe, delle divise e delle magliette perdute, trova questi addobbi, anche
pungenti e spiritosi, di dissociazione e dissenso contro la sua persona e il
suo partito e non gradisce affatto.
Apparentemente la prende a ridere, facendo
la sua solita ironia e le tipiche battute studiate a tavolino, in realtà chiede
alla Digos di identificare gli espositori e allontanare poco gentilmente i
disturbatori.
Anche questa è comunicazione, efficace e naturale, più di
uno spot o di un insulto urlato nella piazza.
Sono stracci che parlano una lingua facile e universale,
che fanno molto male e molto arrabbiare. (Alfredo Laurano)
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