Senza voglia, senza entusiasmo, senza passione, senza convinzione, senza crederci troppo.
Comunque, insieme a 317 milioni di europei, vado a votare, come sempre, come ho sempre fatto nella mia vita da cittadino, tutte le volte che la democrazia mi ha invitato a fare la mia scelta: civica, civile, politica, amministrativa, europea. Anche quando, in altra veste, nel 2007, sono stato candidato.
Dagli anni sessanta ad oggi, il mio voto, sempre in una sola ed unica direzione, ha avuto tanti ruoli, significati e sfumature diverse, attraversando momenti storici, segnati da timori e da speranze. Da quando, insieme a tanti, volevo cambiare il mondo, gli uomini e le cose, fino alla presa di coscienza che libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà e dignità, non appartengono a questo consorzio umano. Una presa d’atto, una sconfitta dolorosa.
Il voto - espresso ancora con una croce su una scheda colorata con una matita copiativa - resta comunque un diritto irrinunciabile, un dovere inalienabile, uno strumento di lotta e di protesta, una risposta, logica e puntuale, ad eventi coinvolgenti che ci toccano da vicino e sentiti sulla pelle, anche se oggi lascia spazio alla stanchezza, alla delusione, se non all’indifferenza.
Ma alla fine, prevale ancora la propria impronta, la propria identità, la propria storia, la propria formazione e la propria appartenenza, concreta ed ideale, come quando si scendeva in piazza. Anche per non lasciare il campo agli altri, per non favorire la controparte, per non rinunciare al confronto, alla battaglia o delegare in bianco.
Se non voti, qualcuno sfrutta la tua rinuncia, come voto a suo favore, ne approfitta e ci guadagna. E non la pensa certo come te.
Il voto a sinistra per me è stato sempre una scelta di orgoglio, moralità, onestà, appartenenza, idealità. Un convinto no ai soprusi, al razzismo, alle discriminazioni, alle mafie, alla corruzione, per il diritto al lavoro, e soprattutto al rispetto per l'essere umano, per i più deboli, abbandonati o emarginati.
L’attuale panorama politico è di estrema contraddizione, di ovvia ipocrisia. Fumoso e strumentale, soprattutto d un punto di vista comunicativo, per giustificare azioni, proclami e posizioni di comodo e di poltrona. Per mantenere integro il potere, faticosamente conquistato.
Leggi, riforme, iniziative, contrapposizioni, accordi e disaccordi, interni ed esterni a maggioranza e opposizioni, sono sostenuti dalle grancasse di certa stampa, di TV, di social network e slinguazzatori seriali.
Dalla discesa in campo del vizioso Berlusconi, che ancora si propone alla ribalta con i soliti foglietti in mano (chissà che ci sarà scritto o sono in bianco), al prode e feroce capitan Salvini, frenato e circondato dalle Stelle, passando per il rigore montiano e il ghigno renziano.
Tutto è soprattutto, se non solo, propaganda.
26 maggio 2019 (Alfredo Laurano)
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