Come scrive Norma Rangeri, oggi si vota, con lo spettro della Lega primo partito in Italia e in Europa, affiancato a Le Pen e perno dell’asse nazionalista nel Mediterraneo.
Gli appelli al voto, a non restare a casa, si rivolgono per lo più a un’area sparpagliata, disillusa, tentata dall’astensione.
Il Manifesto ne ha pubblicato uno, firmato da centinaia di uomini e donne che appartengono ad una storia comune (come Rossana Rossanda, Luciana Castellina, Lidia Menapace), a sostegno di La Sinistra, la lista che in pratica, dopo l’Altra Europa per Tsipras, rimette insieme una parte della diaspora di Rifondazione comunista.
Archiviata l’esperienza di Liberi e Uguali, un altro tentativo di ricomporre spezzoni dell’area a sinistra del Partito democratico, come principale artefice Sinistra Italiana. Si poteva allargare e unire di più, Possibile, Potere al Popolo, i Verdi, probabilmente.
Si guarda con apprensione allo sbarramento del 4 per cento (voluto a suo tempo dal Pd e Fi, a scanso di fastidiose compagnie).
Soprattutto perché La Sinistra è una forza piccola.
Nelle ultime settimane ha raccolto consensi e se l’impresa riuscirà, con l’obiettivo di ritrovarsi nel gruppo europeo del Gue, questa lista potrà rappresentare battaglie e idee sulla pace, sul lavoro, sull’integrazione, sui diritti umani, sull’ambiente, sulla democrazia degli Stati uniti d’Europa.
Per recuperare il sogno originario e avere un ruolo significativo nel contrastare lo strapotere delle potenze imperiali, che trovano miopi vassalli nei partiti sovranisti.
La spada di Damocle della dispersione dei voti è un ricatto pesante, come se le minoranze non avessero diritto di rappresentanza.
Più chiaro è invece lo scontro con chi in questi ultimi dieci mesi ha sgovernato il Paese, alimentando un clima di intolleranza, di divisione, di odio, di paura. Costringendo l’Italia a comportamenti e scelte di stampo razzista. Creando una situazione di incertezza economica, che in autunno si farà sentire con virulenza.
Su tutti questi aspetti non mancano contraddizioni, come testimoniano le sceneggiate quotidiane tra M5S e Lega. Con il Movimento costretto a seguire la Lega delle tangenti e dell’odio verso gli immigrati e in tema di sicurezza, che regalerà il trionfo di un senso comune rabbioso, violento, disposto a scambiare sicurezza contro libertà.
E in queste contraddizioni la sinistra, l’area democratica, deve saper accentuare le differenze, reali, non fermandosi al teatrino politico dei leader. Tra l’altro, nell’offrire l’autosufficienza come alternativa di governo, il Partito democratico risulta poco credibile per il suo stesso elettore.
Ovvero la tentazione continuista di un Pd diversamente renziano, con i gruppi parlamentari che tirano nella vecchia direzione, nonostante qualche generoso contributo da sinistra.
Buon voto! (26 maggio 2019)
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