Una
bella lettera carica di amore e preoccupazione, scritta da una mamma che si
chiama Angela Scorpecci.
“Scrivo
di sera, dal mio pc. Mio figlio dorme tranquillo nella stanza accanto…il
lettino con le sponde, il cancelletto chiuso a protezione delle scale. La casa
è silenziosa e ho quella rassicurante sensazione che mio figlio sia al sicuro.
Per
quanto tempo? mi chiedo.
Abitiamo
ad Ancona, a pochi km da Corinaldo, paesino/gioiello, teatro di una tragedia
assurda che ci ha sconvolti. Da quel giorno io e mio marito non facciamo altro
che chiederci: cosa possiamo fare? Se avessimo avuto un figlio adolescente, che
frequentava un qualsiasi istituto superiore di Senigallia, certamente quel
maledetto venerdì sera sarebbe voluto andare a quella festa, sarebbe stato lì.
Allora
cosa avremmo fatto? Lo avremmo messo al riparo dai pericoli a noi noti, lo
avremmo accompagnato, lo saremmo andati a riprendere ad un orario concordato, frutto
di lotte e contrattazioni che sarebbero durate settimane.
Mi
piace pensare a mio figlio da grande, tra quegli adolescenti, con la testa
sulle spalle, consapevole dei rischi e dei pericoli, che quella sera non
avrebbe bevuto, fumato, non avrebbe assunto droghe…eppure forse non sarebbe
bastato. Saremmo stati noi genitori così bravi, informati e presenti da sapere
che ai concerti lo spray al peperoncino era stato usato più volte? E avremmo
fatto la deduzione che uno spray urticante genera il panico, che il locale
sarebbe stato sovraffollato, le uscite di sicurezza insufficienti, che l’orda
di persone ti potrebbe travolgere, che è meglio restare fermi e mantenere la
calma? Probabilmente no.
Oppure,
rasentando l'assurdo, saremmo stati in grado di far capire che le bestialità
che scrive quel rapper non son degne di essere ascoltate perché offendono le
donne, legittimano droghe e alcool, e ancora di più? No, certo che no.
Tra
un po’ toglieremo le sponde al lettino, le scale non saranno più una minaccia e
nostro figlio si affaccerà sul mondo e noi dietro di lui. Faremo del nostro
meglio, consapevoli che potrebbe non bastare.
Ma
siamo anche consapevoli che i figli sono frecce scagliate dal nostro arco, e
sono liberi di prendere la loro direzione.
Noi cercheremo di non perdere mai di vista la freccia perché, anche se la mano trema, l’arco deve rimanere saldo”.
Noi cercheremo di non perdere mai di vista la freccia perché, anche se la mano trema, l’arco deve rimanere saldo”.
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