Antonio
Megalizzi, il giornalista di 28 anni colpito dall’attentatore di Strasburgo, come
era facile intuire, non ce l’ha fatta.
Caterina
e Clara, le due studentesse universitarie che erano con lui al momento dell’agguato,
raccontano l’orrore, sopraffatte ancora dalla paura e dall’angoscia:
"Stavamo camminando tutti e tre insieme a pochi passi dalla cattedrale di Notre Dame, quando abbiamo sentito dei colpi secchi. Ci siamo girate. Abbiamo visto un uomo che sparava, era vicino a noi, era freddo, glaciale.
"Stavamo camminando tutti e tre insieme a pochi passi dalla cattedrale di Notre Dame, quando abbiamo sentito dei colpi secchi. Ci siamo girate. Abbiamo visto un uomo che sparava, era vicino a noi, era freddo, glaciale.
Si
è appoggiato al muro e ci ha puntato la pistola alla fronte. Ha preso la mira.
La mira, la mira, ripetono tra i singhiozzi, mimando il gesto con le dita. Ci
ha guardato negli occhi. Non ha detto una parola.
Poi
ha sparato, a bruciapelo, scegliendo la sua vittima.”
Così
l’ennesimo, spietato terrorista infame ha tolto la vita all’ennesimo innocente.
Senza incertezze, senza esitazioni, senza ragione. Con indifferenza.
Sembra
sia stato ieri eliminato da questa terra dalla poco efficiente polizia francese,
che pensava fosse evaporato o fuggito all’estero.
In
questi casi non si prova alcuna pietà.
Solo rabbia, dolore, rancore e profonda
frustrazione. (Alfredo
Laurano)
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