Per esempio, si parla di deficit e
manovra finanziaria e, stoppati gli ospiti con le parole freezate sulle labbra,
parte un contributo, che una volta si chiamava RVM, che ci illustra un mondo
che appartiene a pochi, che fa rodere di invidia, che fa incazzare oltre
misura.
E’ il solito sfavillante mondo della
bella vita, delle Belen, dei locali più esclusivi e di tendenza, delle Ferrari
e dei paparazzi che scattano foto per gossip e copertine.
“Amo
le bollicine”, dice
una lustrata poveretta che ignora la nobiltà di una buona birra con gazzosa o
di un eccitante Lambrusco di Grasparossa, unito al parmigiano.
“Senza
soldi non si va da nessuna parte”,
aggiunge un’altra verace mignottella svestita a festa. E ancora, “Il lusso è il piacere della vita!” Ma va? Dici davvero?
Massime, profonde riflessioni, aforismi
da strapazzo che infondono cultura e senso del dovere; che suscitano sentimenti
e qualità spirituali; che ispirano e trasmettono fiducia, coraggio e un filo
speranza, anche a chi, per caso o per disgrazia, ha perso la fabbrica fallita o
delocalizzata - e il posto di lavoro.
Fate, stelline, sirenette e zoccolette
varie, accomunate da un solo, unico ideale: ronzare come mosche sacrificali
intorno a chi esibisce e sparge, a piene mani, ricchezza, denaro vero e odore
di vivida opulenza.
“Quanto spendi per una serata come questa?” - chiede l’inviato a un giovane manager eccitato - “Meglio non dirlo, se no domani ti fanno un culo così”. Comunque, non meno di diecimila euro - confessa un altro - mentre stappa, con la sciabola che fa tanto scic, una bottiglia di champagne millesimato da 1500 euro.
Niente al confronto delle offerte
“popolari” di Palazzo Parigi, a Milano, dove la Royal suite costa quindicimila
euro a notte, grand spa compresa.
Dove un tagliolino o un risotto al tartufo bianco d’Alba supera i quattrocento euro, sapientemente innaffiato da un Romanée Contì da quindicimila euro.
Dove un tagliolino o un risotto al tartufo bianco d’Alba supera i quattrocento euro, sapientemente innaffiato da un Romanée Contì da quindicimila euro.
Perché, come diceva la gaudente verginella di
cui sopra, il lusso è il piacere della vita e non c’è reddito di cittadinanza
che tenga. (Alfredo Laurano)
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