A margine della tragedia di Corinaldo,
in attesa che si faccia luce e giustizia, forse è opportuno porsi qualche
domanda, oltre le dinamiche dei fatti e delle violate norme della sicurezza, in
ordine alle responsabilità educative e formative che ci riguardano come adulti,
come genitori, famiglie, istituzioni, o gestori di un locale.
Cosa c’è dietro certe mode,
comportamenti, scelte e stili di vita, legati ai tempi e alla contemporaneità,
di frotte sbandate di ragazzini in piena pubertà?
Forse è il caso di sapere a chi si
ispirino, da chi si facciano plagiare, motivare e condizionare, prima di
assecondarli, accontentarli, lasciarli liberi di fare e di andare. Lodevole il
gesto responsabile di quella madre che ha perso la vita per accompagnare,
seguire e non deludere la piccola figlia.
Non so quanti genitori di adolescenti
conoscano appena quell’idiota che si fa chiamare Sfera Ebbasta, di professione
trapper, cioè cazzaro, nullafacente, consumatore di ossigeno abusivo. Personaggio
nocivo, altamente tossico in tutti i sensi e oltremodo diseducativo.
Non so quanti ascoltino le sue dolci
melodie, i suoi lirici versi onomatopeici
(muggiti, latrati e grugniti vari) da far invidia a Baudelaire e vicini alla poetica
del simbolismo dei poeti maledetti. O, se preferite, a quelli più affini al
melodramma italiano o a quelli più classici, danteschi, stilnovisti o leopardiani.
C’è di che discutere: esperti,
linguisti, letterati e analisti stanno studiando e valutando.
E’ la nuova cultura che una specie di
fenomeno, ignobilmente detto musicale, si diffonde oggi tra le giovanissime
generazioni, deprivate di fedi cadenti, di valori ridicoli e vetusti e di
ideologie arcaiche, superate e anacronistiche, da avviare alla discarica.
E’ quella specie di moda, alimentata
dalla sfruttamento e dal profitto, che tutto omologa e indirizza. Che, volenti
o nolenti, crea i necessari miti contemporanei che la propagano, che ruba
l’ingenuità e la buona fede per speculare ad oltranza, immoralmente.
Ma veniamo alla sostanza, le nostre
chiacchiere sono banali e, forse, per molti, prive di significato. Nulla a che
vedere con le straordinarie parole di quel feticcio umano di cui sopra.
Godetevi, allora, in tutto il suo
splendore, il testo di una sua canzone, a caso. Ragli che nostri figli e nipoti
imparano a memoria, invece di Pianto Antico o di Infinito, che canticchiano
come filastrocche, che ne fanno un mantra quotidiano dell’imbecillità.
"HEY TIPA"
“Hey
tipa, vieni in camera con me!
Luccico,
quando esco per la strada. Luccico, non esco se non ho un completo lucido, la
tua tipa mi guarda, ah dubito che voglia solo fare amicizia, mi vuole subito.
Mi
vede e dice "Wow" e le sue amiche "Wow" santarelline, ma a
me mi sembra Bendhouse.
Quanto
sei porca dopo una vodka, me ne vado e lascio un post-it sulla porta.
Le
more, le bionde, le rosse, le mechesate, vestite da suore o con le braccia
tatuate,
le
alternative, le snob pettinate, spettinate sotto le lenzuola ubriache.
Le
tipe che ho avuto, le tipe che avrò. So che mi vuoi non dire di no.
Lasciami
il numero e se mi ricordo, magari un domani ti richiamerò.
Io
non lo so cosa ti faccio, però mi cerchi lo so che ti piaccio,
sono
una merda, ragiono col cazzo, oggi ti prendo, domani ti lascio.
Hey
tipa! vieni in camera con me! e portati un'amica po-portati un'amica!
Hey
troia! vieni in camera con la tua amica porca, quale? quella dell'altra volta.
Faccio
paura, sono di spiaggia, vi faccio una doccia, pinacolada.
Bevila
se sei veramente grezza, sputala, poi leccala, leccala,
limonatevi
mentre gioco a biliardo, con la mia stecca, solo con le buche,
solo
con le stupide 'ste puttane da backstage sono luride, che simpaticone!
Vogliono
un cazzo che non ride, sono scorcia-troie, siete facili, vi finisco subito.
Hey
tipa! vieni in camera con me! e portati un'amica po-portati un'amica!”
Facciamo un bel respiro. Superiamo il disgusto e il senso del
vuoto.
Non so perché mi viene in mente, forse
per vistosa antifrasi, Grazie dei fior o Vola colomba, oppure Caro amico ti
scrivo o la Canzone di Marinella o Dio è morto di Guccini. E con lui l’umanità,
l’adolescenza e, forse, la speranza.
Chi canta e scrive questi testi
artistici andrebbe sottoposto a TSO e ristretto in una camicia di forza: è
chiaramente un malato, un dissociato, un disturbato che fa proseliti e seguaci.
Un preacher contagioso, un pericoloso terrorista delle coscienze informi, che
turba, orienta e frantuma migliaia di fragili bambocci. Che di se stesso dice, ben
consapevolmente e per eccesso di autostima: "sono
una merda, ragiono col cazzo".
Al di là di crolli, gas urticanti e di
tragedie del non senso.
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