VIDEO http://www.romatoday.it/eventi/cultura/video-tatuaggi-roma.html
"...Perché è un modo di dimostrarsi se stessa...perché fanno bene al corpo e alla mente...non è più una sottocultura..."
Forma d’arte, di costume, di moda, di
decadenza?
Le origini del tatuaggio si perdono nei
tempi.
Nelle pitture funerarie dell'antico Egitto (2000 a.C.) compaiono sui
corpi delle danzatrici, i Celti adoravano divinità animali, quali il toro, il
cinghiale, il gatto e in segno di devozione se ne tracciavano i simboli sulla
pelle.
Gli antichi romani, che credevano fermamente nella purezza del corpo umano, lo usavano esclusivamente per marchiare schiavi e criminali, mentre i primi cristiani si tatuavano la croce di Cristo sulla fronte.
Gli antichi romani, che credevano fermamente nella purezza del corpo umano, lo usavano esclusivamente per marchiare schiavi e criminali, mentre i primi cristiani si tatuavano la croce di Cristo sulla fronte.
Da
quando la stirpe umana ha avuto la capacità di marcare la pelle, ha preso il
via il fenomeno, dalle prime rudimentali metodologie e disegni, fino ad
arrivare ai dettagli tecnologici di oggi.
Marchiati come buoi, o illustrati come quadri
e tele, o murales corporei sulla pelle. Paesaggi, scritte, slogan, aforismi,
fiori, paesaggi, teschi, serpenti, simboli d’amore, di guerra o religiosi, ma
anche di schiavitù, di usanze tribali o di appartenenza a un gruppo o segni
antropologici di delinquenza, come sosteneva Lombroso. Infatti, una volta si
marchiavano i condannati.
Può
essere e significare davvero tutto.
Ci si tatua per fissare un momento della
propria storia: un pensiero, una prova, un credo, un amore, un rito di passaggio,
un marchio distintivo, un ricordo che non si vuole cancellare dalla mente e
dalla vita.
C’è un’ideologia di fondo che accomuna
praticamente tutte le varie forme del tatuaggio: queste creazioni della pelle
hanno tutte un significato fondamentale e personale per l’individuo che lo
pratica: è la chiave di ogni disegno.
Le
motivazioni per cui oggi ci si tatua non sono molto diverse o distanti da
quelle che contrassegnavano l’individuo come membro di una determinata tribù.
Ricordando,
soprattutto, che nel secolo scorso, i tattoo erano il marchio di minoranze
etniche, marinai, veterani di guerra, malavitosi, carcerati ed erano
considerati indici di arretratezza e disordine mentale.
Tali forme “artistiche” erano e sono, non
solo espressioni per celebrare l’io individuale o il proprio corpo, ma avevano
ed hanno legami più intimi, in relazione a convinzioni religiose, spirituali e
magiche.
Ognuno gli attribuisce un senso o un valore:
per vanità, per omaggiare il corpo, per prestarlo all’arte, per soddisfare il
proprio narcisismo, per esibire l’opera di qualcuno sul proprio cartellone
itinerante, scegliendo e decidendo come essere “marchiato”, con quale decoro
strabiliante.
Le composizioni oggi coprono qualsiasi
porzione del corpo e della pelle, dalla testa, ai piedi, attraversando il
collo, il petto, l’inguine, le braccia, la schiena, le gambe, fino al pene o le
labbra vaginali, in compagnia spesso di anellini, borchie e catenine.
L’uso massiccio del tatuaggio, e anche del
piercing, ha trasformato, comunque, il corpo in nuovo strumento di
comunicazione.
Di che, è tutto da scoprire, da capire e
interpretare.
12
marzo 2013 (Alfredo Laurano)
Per chi volesse osare di più, suggerisco un paio di link video:
https://www.youtube.com/watch?v=9ZAr3zwTIh8
https://www.youtube.com/watch?v=9ZAr3zwTIh8https://www.youtube.com/watch?v=9ZAr3zwTIh8
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