Mi è già successo tante volte, come a tutti, e questa possibilità è certamente un importante bonus di questa tecnologia che favorisce contatti, incontri, nuove conoscenze, dialogo e partecipazione sociale, sia pure con le dovute attenzioni e precauzioni.
Lo è un po’ meno, quando, attraverso gli stessi meccanismi, si viene a conoscenza di notizie molto meno liete o della scomparsa di persone amiche che, a vario titolo, hanno attraversato e incrociato la nostra vita e poi, nel tempo, si sono dissolte nelle ignote strade del tempo e del caso.
Stavolta, per fortuna, mi ha cercato e contattato, con reciproco piacere, il vecchio amico detto Juan, con il quale ho condiviso molti anni della giovinezza, di musica, bisbocce ed avventure varie.
Scanzonato, fantasioso, fuori dal coro, un po’ hippy, un po’
figlio dei fiori e un po’ espressione di quell’utopia, che nella seconda metà
degli anni Sessanta, proponeva un modello di vita alternativo, contestando in
modo non violento la società dei consumi e la cultura di massa.
Juan non amava molto regole e vincoli, sia affettivi che di
lavoro, si accontentava dell’essenziale, non aveva pretese, né mire di
ricchezza o di successo. Aveva scelto, fin da allora, di vivere con poco, alla
giornata, ma soprattutto libero, tra femmine e chitarre.
Anche nella maturità
non ha mai rinnegato questa sua filosofia ed è rimasto fedele ai suoi principi,
come ho verificato in questi giorni.
In quegli anni, un po’ tutti – chi più, chi
meno – ci caratterizzavamo esteriormente nel modo di vestire vivace, informale
e approssimativo, sia nei colori, che nello stile, freak e sessantottista.
Figli della beat generation in campo culturale, politico, soprattutto,
musicale. Ho ancora il mio vecchio eskimo nell’armadio.
Ci siamo incontrati, riabbracciati e rivisti con gioia e con
affetto, e ci siamo reciprocamente raccontati. Devo confermare che è rimasto
uguale, con lo stesso spirito, la sua aria casual e la stessa voglia di cantare
le sole note della sua libera canzone. Tra l’utopico e l’atarassia.
Poi, mi ha invitato a partecipare a un incontro - dibattito fra
amici e conoscenti per discutere liberamente su un tema di attualità, come ama
fare almeno una volta al mese.
Ho accettato con piacere: abbiamo discusso di
migrazione-evoluzione, con digressioni inevitabili su argomenti a lato o,
casualmente, emersi o rilanciati all’attenzione di ciascuno.
E’ un modo per tener allenato il cervello, per riflettere a voce
alta, per non sprecare giudizi e considerazioni, per confrontarsi con le idee
altrui e col pensiero dominante e omologato, imposto da un certo potere e dalle
sue grancasse mediatiche. E, anche, a dirla tutta, per espellere qualche
tossina di troppo, accumulata nel Web.
E devo dire che questo primo incontro è stato molto interessante
e soddisfacente.
Un bel salottino semplice e spontaneo, fatto di persone
intelligenti ed ospitali.
Benritrovato Juan!
29 febbraio 2016 (Alfredo Laurano)
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