E meno male che i diritti di tutti i
bambini dovevano essere salvaguardati, innanzitutto…! L’hanno detto e ripetuto tutti in
questi giorni.
Ma, alla faccia delle più candide
dichiarazioni di circostanza e di facciata, era inevitabile e prevedibile, anzi
scontato, che la nascita in California di Tobia Antonio, figlio surrogato di
Nichi Vendola, scatenasse tutto il peggio del Web e del ruspante gotha
dell’omofobia.
Perché Vendola è gay, perché comunista,
perché è benestante e se l’è potuto permettere, perché questa è la sua lotta di
classe, perché per molti l’omosessualità è ancora una malattia mentale.
Fino
all’apice del consigliere leghista che ha dichiarato che dovrebbe essere arrestato per commercio di minori!
Io ho già più volte espresso il mio
pensiero e mi son trovato a discuterne con amici che la pensano diversamente,
come è giusto che sia.
Non si tratta di tifare per una squadra,
per una fede o un partito: qui sono in ballo i diritti, le scelte e i sentimenti delle persone, etero, gay e,
soprattutto, bambini che non hanno voce e non possono schierarsi.
Al di là dei volgari strilli omofobi, delle
posizioni più intransigenti degli integralisti e dei preconcetti
etico-culturali di ciascuno, è più che legittimo non condividere le scelte di maternità
surrogata, ricorrendo all’utero in affitto.
Quelle pratiche rendono una donna oggetto
di mercimonio: pensare che si possa costruire, comprare o vendere un bambino,
considerando la maternità o la paternità un
diritto da soddisfare pagando, sembra inconcepibile.
E’ un assurdo etico e logico, una forma di
sfruttamento della donna povera da parte di donne ricche, perché le donne che
si prestano a "surrogare" lo fanno per guadagnare (si parla di
130-150mila euro), per scelta, per lavoro: potremmo forse definirla come forma
più nobile, più elevata e più totale del più vecchio mestiere del mondo. .
Fermo restando, comunque, che portare in
grembo, partorire un bambino e poi abbandonarlo è sicuramente un trauma per la
madre, prima, e per il bambino, poi. E' per questo che la maternità surrogata è
una forma di crudeltà.
Ma cosa c'entra l’offesa, la condanna, la
derisione, la lotta di classe con una scelta, un desiderio di paternità che
nasce dalla sensibilità e dal mondo affettivo di ciascuno? Chi siamo noi per
giudicare le intenzioni e le decisioni più o meno egoistiche degli altri?
Non si può sempre e soltanto
strumentalizzare tutto, anche un sentimento o una volontà, che si può non
condividere, come nel mio caso, ma rispettare senza fare della stupida ironia.
Con l'attuale legge, certamente no. Anche
se, per un bimbo sarebbe meglio stare con loro piuttosto che in un orfanotrofio
bielorusso o nell’Africa Subsahariana, sia dal punto di vista materiale, che
del calore umano.
Per chi ha davvero voglia di genitorialità,
l’istituto dell’adozione - completamente da riformare e semplificare al massimo
- rimane l'opzione più naturale, perché la natura non va "forzata"
con la tecnologia.
1 marzo 2016 (Alfredo Laurano)
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