“Quello appena nato non può
essere figlio di Vendola, perché dal culo non esce niente…Vendola ha un marito
ed è contemporaneamente padre. Due persone dello stesso sesso non generano.”
Sic loquitur sua eccellenza Vittorio Sgarbi. Ce lo fa sapere il blogger
Saverio Tommasi, che aspramente lo rampogna.
Sulla sostanza dei fatti, inutile ripeterlo, siamo anche d’accordo, ma non
certamente sui modi, sui toni e sul pregiudizio di genere.
Soprattutto, quando e perché certe liriche affermazioni vengono da chi ha
sempre dichiarato, con un certo mascolino e narciso orgoglio, di avere decine e
decine di figli sparsi per il mondo - non voluti, ma capitati come un
raffreddore - di cui ne ha riconosciuti solo un paio: non so se per scelta o a
campione. Che so, quelli venuti meglio, più belli, più somiglianti, più
promettenti per intelletto e dinastia.
Per questo la categoria di padre non può appartenergli, perché si diventa
padri con l’amore, l’affetto e la volontà di crescere una vita.
Non perché si infila un pisello in una qualsiasi vagina, nella quale, dopo
qualche colpo sussultorio e ondulatorio, si lascia una traccia bianca del
proprio casuale passaggio.
Nichi e il suo compagno, invece, questo bambino l’hanno voluto, e
certamente comprato, hanno noleggiato un utero e una donna che l’ha partorito
e, pur scegliendo una pratica di sfruttamento, eticamente discriminante e non
condivisibile, lo hanno fatto nascere come frutto di un atto d’amore, non di
arroganza e vanesio machismo.
2 marzo 2016 (Alfredo Laurano)
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