Una vita di eccessi e di sballo. L’epilogo
non poteva che essere inevitabilmente tragico. Indipendentemente dai gusti e
dagli orientamenti sessuali, le turbe mentali dei due assassini di Luca Varani
- ingannato, catturato e ucciso per un pugno di quattrini - sono certamente
profonde, anche se aggravate dall'uso abnorme di sostanze stupefacenti.
Uno, Manuel, il ragazzo “modello”, dichiara
che, mentre massacrava Luca, voleva in realtà ammazzare il padre, quello che a
poche ore dal delitto consumato dalle due belve umane, è andato da Vespa, nel
solito salottino bianco delle vergogne umane, per dipingerlo ed esibirlo alla
nazione, come figlio quasi esemplare. Come dire, quel ragazzo “modello” avrebbe
commesso un omicidio vero, ma metaforico e per vendetta sul piano
motivazionale. Scaturito, cioè, da un irrisolto complesso edipico, che sarebbe
all'origine dei suoi gravi disordini psichici e dei suoi desideri sessuali
ambivalenti.
L’altro, il fico Marco, descritto come
depravato, aggressivo e decisamente borderline, si traveste da donna mentre
uccide, perché avrebbe voluto cambiare sesso. Ma qualcuno, la famiglia, le
convenzioni, la società cattiva e omofoba, glielo avrebbero impedito, allora è
costretto ad ammazzare qualcuno per altra “giusta” vendetta, non per malvagità.
E sempre per queste ragioni, è costretto a
frequentare discoteche e notti mondane, nonché a organizzare party non stop a
base di droga, alcool e sesso, a fare regolarmente uso di cocaina e farmaci in
quantità industriale, a non fare un cazzo dalla mattina alla sera, a inventarsi
serate insane e folli per vincere la noia, dove gira un circo di sballati e
macchiette umane.
E’ gay e bisessuale, non distingue e non
discrimina ciò che provoca piacere e appaga un qualsiasi desiderio; conosce
Luxuria e frequenta Flavia Vento, come è normale per chiunque, ma anche tanti
altri personaggetti allucinati, sconvolti e stralunati, fino a diventare un
mostro e a precipitare nel vasto buco nero del delirio e dell’aberrazione.
Nell’ambiente omosessuale romano circolano
molte voci sullo stile di vita che amava condurre: si dice che spesso i suoi
rapporti intimi erano consumati nel sangue e che, addirittura, amasse ingerire
zollette di zucchero bagnate con sangue e sperma, un gesto perverso al culmine
di giochi erotici, di ruolo e sadomaso.
Molti lo definiscono “bipolare”, cioè
affetto da un disturbo caratterizzato da gravi alterazioni dell’umore e,
quindi, delle emozioni e dei comportamenti: dalla fase di esaltazione maniacale
a quella depressiva, senza alcuna apparente ragione.
Non tipico omicidio, non delitto come tanti,
quindi, ma pura e forse lucida rappresaglia contro qualcosa o qualcuno. Come in
tempo di guerra, quando, per reagire a un attentato, a una provocazione, si
colpisce il nemico, ricorrendo alle armi dell’orrore, della minaccia, della
paura.
Ma sempre di orrendo crimine si tratta. Da
punire, con esemplare condanna, al di là di ogni attenuante psichiatrica, che
non giustifica le scelte volontarie di drogarsi e di crearsi una realtà
parallela. Che, come dice l’altro padre di quest’altro assassino, “annebbia la
speranza, richiama dolore, intacca la fiducia nella bontà delle relazioni umane
e fa a brandelli la vita di tre famiglie”.
Forse, anziché affidare al suo blog le sue
amare riflessioni, questo pentito padre avrebbe fatto meglio a scrivere e
chiedere perdono alla famiglia di Luca, che il proprio figlio non vedranno più,
per scelta ignobile del suo.
14 marzo 2014 (Alfredo Laurano)
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