giovedì 19 marzo 2015

TANTE TUNISIE

Prima, video, filmati, raccapriccianti decapitazioni, dichiarazioni di guerra e minacce all’occidente. Poi la strage di Charlie Hebdo e al Market di Parigi.
A seguire, ancora decapitazioni, nemici arsi vivi e filmati, tecnicamente perfetti, diffusi come spot.
Per disprezzare e cancellare l’ombra della arte e della cultura – inutile e dannosa allo loro causa – e per far sapere al mondo che nulla può frenare la barbarie e il terrorismo, è arrivata la distruzione delle statue di Mosul, anche se qualcuno sostiene fossero copie in gesso. Ma quello che conta è il gesto, il significato, il messaggio mediatico.
Infine, ma solo fino ad oggi, dalle statue alle persone in carne ed ossa: la strage di turisti nel museo del Bardo di Tunisi, il più antico, il più prezioso. Forse, come scelta di ripiego, visto che non sono riusciti ad entrare nel vicino Parlamento.

E’ in corso un’escalation del terrore, una strategia della paura che mira a colpire simboli importanti e, in questo caso, l’economia di un Paese che vive di turismo, e a minare nel profondo ogni speranza di alternativa all’Islam fondamentalista. Vogliono distruggere qualsiasi idea di Islam moderato, di musulmani pacifici e integrati.

L’attacco di Tunisi dimostra che nessun luogo è esente dal dominio dell'Isis, che ormai opera in franchising dappertutto, nessuno è al sicuro in democrazia.
Lo conferma la reazione immediata di quel Paese, dove la “primavera araba” sembra non essere ancora sfiorita: abbiamo visto una rivolta popolare contro i terroristi, con i cittadini in piazza e i parlamentari, al riparo di un androne, cantare l'inno nazionale.

Come non pensare alle tante, possibili occasioni di attacco e di attenzione che, nei prossimi mesi, potranno “far gola” agli jihadisti, come l’Expo e l’Anno Santo, oltre all’immenso patrimonio culturale, quali smisurate vetrine internazionali esposte alla sfida del terrore? Soprattutto quando ciò si realizza e si compone in uno Stato incapace, approssimativo, senza difese, garanzie e sicurezze, che non ha un’etica nazionale - calpestata e dilaniata dalla piaga decisiva della corruzione - né residui di stagioni e primavere da vantare.
Anzi! Forse ci proteggerà la Mafia.
19 marzo 2015                                         (Alfredo Laurano)


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