Prima, video, filmati, raccapriccianti
decapitazioni, dichiarazioni di guerra e minacce all’occidente. Poi la strage
di Charlie Hebdo e al Market di Parigi.
A seguire, ancora decapitazioni, nemici arsi
vivi e filmati, tecnicamente perfetti, diffusi come spot.
Per disprezzare e cancellare l’ombra della
arte e della cultura – inutile e dannosa allo loro causa – e per far sapere al
mondo che nulla può frenare la barbarie e il terrorismo, è arrivata la
distruzione delle statue di Mosul, anche se qualcuno sostiene fossero copie in
gesso. Ma quello che conta è il gesto, il significato, il messaggio mediatico.
Infine, ma solo fino ad oggi, dalle statue
alle persone in carne ed ossa: la strage di turisti nel museo del Bardo di
Tunisi, il più antico, il più prezioso. Forse, come scelta di ripiego, visto
che non sono riusciti ad entrare nel vicino Parlamento.
E’ in corso un’escalation del terrore, una
strategia della paura che mira a colpire simboli importanti e, in questo caso, l’economia
di un Paese che vive di turismo, e a minare nel profondo ogni speranza di
alternativa all’Islam fondamentalista. Vogliono distruggere qualsiasi idea di
Islam moderato, di musulmani pacifici e integrati.
L’attacco di Tunisi dimostra che nessun luogo
è esente dal dominio dell'Isis, che ormai opera in franchising dappertutto, nessuno
è al sicuro in democrazia.
Lo conferma la reazione immediata di quel
Paese, dove la “primavera araba” sembra non essere ancora sfiorita: abbiamo
visto una rivolta popolare contro i terroristi, con i cittadini in piazza e i
parlamentari, al riparo di un androne, cantare l'inno nazionale.
Come non pensare alle tante, possibili occasioni
di attacco e di attenzione che, nei prossimi mesi, potranno “far gola” agli
jihadisti, come l’Expo e l’Anno Santo, oltre all’immenso patrimonio culturale, quali
smisurate vetrine internazionali esposte alla sfida del terrore? Soprattutto
quando ciò si realizza e si compone in uno Stato incapace, approssimativo,
senza difese, garanzie e sicurezze, che non ha un’etica nazionale - calpestata
e dilaniata dalla piaga decisiva della corruzione - né residui di stagioni e
primavere da vantare.
Anzi!
Forse ci proteggerà la Mafia.
19 marzo 2015 (Alfredo Laurano)
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