Non
c’è spazio per la pietà, per il dolore, per la commozione, anche collettiva.
Ormai si specula su tutto, anche sulle tragedie umane.
L’infelice
uscita, poco comica e molto volgare, di Beppe Grullo è un’offesa alla memoria
di 150 innocenti, un insulto ad altrettante famiglie colpite, alla sensibilità
di tanti cittadini del mondo.
L’Italia
depressa, scrive sul blog, è governata da un uomo solo al comando, come il
boing fatto precipitare dal pilota suicida, responsabile (pare) dello schianto:
ci sono inquietanti analogie tra i due. “Entrambi si sono chiusi dentro eliminando
ogni interferenza esterna. I passeggeri dell'Airbus hanno capito solo
all'ultimo che il copilota li stava portando al disastro, dopo otto lunghi
minuti. Anche l'Italia lo capirà all'ultimo, quando non ci sarà più niente da
fare.”
Anche
se sul piano dialettico, l’allegoria ci può stare, l’accostamento appare quanto
meno azzardato, inopportuno e di pessimo gusto.
Non
serve nemmeno ad aumentare lo spessore delle abbondanti critiche al ducetto
fiorentino che in molti condividiamo. Anzi, ne fa il gioco, soprattutto su chi
punta sul fastidio e sul disgusto.
E’
l’ennesimo autogol di un leader della piazza, ma non della ragione, che ignora
le più elementari norme della psicologia sociale.
L’ironia macabra di Grillo crea biasimo e malumore
anche fra i suoi militanti, che scrivono di evitare sparate come questa, che
non si può sfruttare una tragedia per fare propaganda politica. Che non si
possono insultare tante vittime innocenti: “ora
i media ci massacreranno", scrive qualcuno. “Ti metti sullo stesso piano degli sciacalli che mangiano sulle
disgrazie altrui. I 5 Stelle devono vincere per la validità delle loro ragioni,
non per sensazionalismo. Non ti accomunare
alla Santanchè! La gente ricorderà solo questo, non le nostre battaglie per
innovazioni e giustizia".
Il diritto alla libertà d'espressione non può
avere un limite, ma non deve nemmeno superare la soglia del cattivo gusto, per il
piacere di una battuta o per la gag del giorno.
Che non
fa ridere nessuno.
27
marzo 2015 (Alfredo
Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento