E’ considerata una via delle vacanze,
un'alternativa gratuita all'autostrada del Sole e all'intasatissima
Bologna-Taranto. E’ la dorsale prediletta dai camionisti, che attraversano
l'Italia da nord a sud, liberi da caselli e balzelli, ma percorsa soprattutto
da schiere di turisti stranieri che scendono nel Belpaese per soggiornare nei
borghi medievali e rinascimentali cuciti assieme dalla E45: da Sarsina, a Bagno
di Romagna, a Sansepolcro, a Città di Castello.
Ma la "superstrada dei
turisti" è un susseguirsi di buche - voragini come crateri lunari - che
spaccano gomme e sospensioni, e di lavori infiniti e deviazioni.
La Orte-Ravenna, 280 chilometri di
rattoppi, con iniezioni continue di fondi pubblici, è la Salerno-Reggio
Calabria del Nord.
Una gimkana di cantieri, di
restringimenti di carreggiata, che impongono di procedere dietro ai camion, di
cambi di corsia, di uscite obbligatorie lungo i saliscendi appenninici delle
strade provinciali: un viaggio senza fine sulla strada peggiore, dove un paio
di Tir sono drammaticamente volati giù da un viadotto, per distrazione o
stanchezza del guidatore.
Nei tanti anni che l’ho percorsa, non
l’ho mai trovata integra e “sana”, in modo normale, soprattutto nel tragitto
che scollina il valico di Verghereto. In una direzione o nell'altra, sulla E45
c'è sempre un problema. Non c'è edizione dei notiziari di Isoradio che non
segnali disagi e deviazioni a Verghereto.
La vicenda ha dell’umoristico e del
paradossale: su questa superstrada a quattro corsie, che ambisce a diventare
autostrada, ogni governo della Repubblica ha speso solenni promesse e cospicui
capitali, per finanziare l’itinerante officina a cielo aperto in cui ormai si è
trasformata.
Da sempre, comunque, è un’arteria
strategica tra le più trafficate d’Italia, rappresentando una comoda opzione al
valico appenninico tra Bologna e Firenze, con il suo tracciato che attraversa
il cuore dell’Italia.
Ma la SS3 bis Tiberina, meglio nota con
il suo nome europeo E45, è una strada vecchia, come vecchi sono i suoi ponti, edificati
negli anni ’70. Una strada costruita con il vecchio cemento armato
precompresso, sensibile al freddo, al vento, all’escursione termica, alla
corrosione ed alla trazione, diventato tristemente noto a Genova. Materiale che
sembrava perfetto negli anni ’60, ma oggi assolutamente superato.
Sono tra i ponti considerati a rischio
in Italia. E la preoccupazione sale, prima di tutto tra chi la percorre molto
spesso, avanti e indietro.
E qui viene il peggio.
Si è scoperto che un tratto di E45 è sprofondato,
per oltre un metro, tra le due uscite di Pieve Santo Stefano, in direzione
Cesena: un taglio netto che prende mezza carreggiata, lungo molti metri. Il punto
è stato sempre a rischio, ma con il maltempo di questi giorni si è aggravato.
Sul posto sono arrivate le forze
dell’ordine e i tecnici dell’Anas che hanno provveduto a segnalare il pericolo.
Ora il tratto è chiuso e si circola a senso unico alternato. Si sono create
delle lunghissime code.
Il video del TG Due dei giorni scorsi
ha dettagliatamente segnalato questo ulteriore pericolo e il grave rischio: c’è
un pilone logorato della E45, nel quale effettivamente il cemento si è
sgretolato al punto di lasciare a nudo i ferri di sostegno arrugginiti e
consumati dal tempo. Si frantuma solo toccandolo con le mani.
E’ il pilone messo peggio del viadotto
Puleto, nella zona di Valsavignone, l’ultimo del tratto aretino prima del
confine regionale, ma non è il solo ridotto male. Tutto il ponte, insomma, è
malato, ma bisognerà capire quanto.
E’
a rischio crollo?
L'intero viadotto è in cattive condizioni e sembra consumato anche il ponte successivo
in territorio romagnolo. I consulenti dovranno adesso dire se lo stato di
consunzione del ferro e del cemento mette a rischio la stabilità del viadotto.
Così fosse, alla procura non resterebbe
che ordinare il sequestro del tratto in questione, perchè l’incolumità di chi
viaggia viene prima di tutto, specie alla luce dell’ecatombe di Ponte Morandi.
Da almeno 30 anni si sa che il cemento
armato, specie se sottoposto a forti sollecitazioni come il passaggio di
milioni di Tir ed esposto alla pioggia, al gelo, ai veleni delle emissioni, al
sale antigelo, non dura più di cinquant’anni, ma nessuno, fino ad oggi, fino al
crollo di Genova, aveva scoperto che i ponti autostradali nelle stesse condizioni
critiche o pre-crollo sono almeno 10mila in Italia (e altrettanti in Francia,
Germania e in qualsiasi altro paese): la grande “esplosione” automobilistica
del miracolo economico, che doveva aprire le porte al futuro, non guardava all’
Italia, come paese orograficamente a rischio.
Oggi, per cause di forza maggiore e per
effetto dei recenti eventi tragici, sta cominciando a farlo. (Alfredo Laurano)
Video TG2
http://www.tg2.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8f331de2-2d5d-49da-ab7b-2b7eec05dd57-tg2.html
http://www.tg2.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8f331de2-2d5d-49da-ab7b-2b7eec05dd57-tg2.html
https://www.facebook.com/tg2rai/videos/727538944287841/
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