Non
bastava la manifestazione di Torino di una settimana fa, a favore del TAV,
guidata e organizzata da sette madamin della buona borghesia cittadina,
annoiate e stanche. Stanche di giocare a Burraco, del tè con i biscottini delle
cinque, dello shopping quotidiano e compulsivo, dei pizzi e dei merletti, per
dispiegare la loro fantasia.
Perché,
si sono forse chieste, non scendere in piazza, come fanno gli arrabbiati di
ogni categoria e godersi qualche momento di celebrità, qualche titolo sui
giornali e qualche invito ai talk della TV?
Ma come?
Non
con una generica protesta ambientalista, un banale lamento animalista o uno
stantio mugugno anti violenza vetero-femminista: serviva un pretesto serio e
credibile, un’occasione di interesse mediatico, nazionale e coinvolgente.
Allora
perché non manifestare in favore della costruzione del TAV, il discusso
progetto di una nuova linea ferroviaria Torino - Lione, che da vent’anni divide
gli italiani, e contro la sindaca Appendino?
Perché non invocare e sostenere
quest’ opera inutile e mafiosa da venti miliardi di euro di denaro pubblico,
come il Mose di Venezia, altro capolavoro demenziale che sta marcendo prima di
essere finito?
E
allora tutte e tutti in piazza Castello, senza partiti, senza bandiere formali
e mandanti ufficiali. E senza, nemmeno sapere perché.
A
Otto e mezzo, dalla fatina Gruber, una delle magnifiche sette ha confessato bellamente
di ignorare tutto delle problematiche tecniche e ambientali della linea TAV. Ha
detto infatti: “posso assolutamente dire
che non siamo, né io né le altre organizzatrici, competenti per poter entrare
nel merito degli aspetti tecnici e ambientali dell’opera”.
Ma
cos’è una farsa o un esercizio di compromesso fra comicità, ignoranza e gigantesca
presa per il culo di tutti gli italiani in buona fede?
Vista
l'inconsistenza tecnica e l’accertata incompetenza di queste rivoluzionarie
madamin del bicerin alla riscossa e dei loro seguaci scovati nella muta casta
dei privilegiati, è lecito pensare che siano una specie di derivato edulcorato
di un sotto prodotto avariato e scaduto del berlusconismo di ritorno, o di ciò
che purtroppo ne resta, ed anche del complice renzismo che ha sepolto
disinvoltamente la Sinistra.
Solo
slogan, cartelli, striscioni “Sì TAV”, gridati ed esposti da venti-trentamila
persone, in prevalenza pensionati ed anziani illuminati, segnati e presi dal
sacro fuoco della iper-tecnologia del binario felice. La maggior parte di
costoro non sa che tutto questo riguarda il trasporto delle merci e non delle
persone.
E,
comunque, a questa inattesa prova coreografica di piazza, serviva un rinforzino
per riconoscerle un po’ di spessore e credibilità: glielo hanno prontamente
fornito, appunto, quelli della brigata Berlusconi. Militanti, consiglieri
regionali, parlamentari (Tajani, Galliani e Gelmini) e qualche centinaio di
sfigati manifestanti che - allo stonato canto di “menomale che Silvio ancora c’è” - si sono radunati ieri in piazza
Palazzo di Città per sostenere il movimento Sì Tav di Forza Italia.
E'
stato letto anche l’immancabile messaggio dell’ex Cavaliere: "La battaglia per la Tav è
importantissima, perché si tratta di una infrastruttura decisiva per il futuro
del Piemonte e delle altre regioni del nord. Ma è ancora più importante perché
è una battaglia simbolica che vede contrapposte due visioni opposte
dell'economia e della società".
Che
belle parole, che acuta sensibilità sociale, che attenzione alle necessità
della nazione!
Ma
si, devastiamo la Val di Susa, buchiamo le montagne, cementifichiamo il verde.
E’
tutto così vitale per il futuro del Paese, per salvare il territorio, per risanarlo,
per metterlo in sicurezza, sia dal punto di vista idrogeologico, che da quello sismico.
Crolli,
disastri, alluvioni, allagamenti, esondazioni sono all’ordine del giorno ogni
volta che in Italia piove. Ambienti, habitat e paesaggi sono distrutti a causa
della mancata manutenzione e dell’abusivismo.
Dovremmo
ricorrere, in verità, all’altissima velocità, come metodo e scelta politica,
per tutelare, risanare e valorizzare questo povero Paese che cade a pezzi per
l’incuria e il menefreghismo e dove si muore sotto un albero, sotto una frana
annunciata, in un sottopasso o dentro casa, solo perché c’è un temporale e
cattivo tempo.
La
vera, utile e grande priorità sarebbe tutelare gli italiani e il nostro
patrimonio naturale e culturale.
Altro
che TAV! Un’opera fuori tempo, che serve solo a chi la costruisce, speculando. (Alfredo Laurano)
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