Molto
spesso, un amico è più di un familiare, di un fratello, una sorella.
Soprattutto quando è cresciuto con noi, quando ha condiviso gioie, dolori ed
esperienze di ogni tipo della nostra adolescenza, della nostra giovinezza,
della nostra maturità.
E’
quello che ci ha aiutato nel momento del bisogno, che ci ha confortato in un
momento di crisi sentimentale o esistenziale e che noi stessi abbiamo
supportato o consolato.
E’
quello che chiamiamo nei momenti di difficoltà, ma anche di felicità, è quello
a cui confidiamo segreti e confessioni, a cui raccontiamo la nostra intimità.
E’
quello che ci conosce meglio, che conosce le nostre debolezze, le nostre
fragilità.
E’
quello che ci comprende, che ci difende e ci giustifica sempre. Che non ci
giudica e non ci condanna mai.
E’
per questo che, quando lo perdiamo per sempre, non riusciamo ad accettarlo, a
farcene una ragione, anche se i ritmi e le leggi dell’esistenza ci distraggono
e ci obbligano a proseguire il cammino.
Ma
nulla rimane come prima.
Tutto
cambia nei parametri del giudizio, nelle abitudini quotidiane, nelle presunte
certezze e nei riferimenti essenziali che ci guidano. Quella perdita ci
destabilizza, distrugge la nostra cosiddetta normalità: è come il crollo di una
grande illusione, il totale fallimento di una fede, di valori assoluti e
innegoziabili.
Per
tutto questo, amico Mimmo, pur nella nostra infinitesimale pochezza,
sei stato importante per noi e ci manchi da sei anni.
Ci
manca il tuo sorriso, la tua generosità, la tua moderazione sempre opportuna,
la tua ironia puntuale e sempre intelligente.
Ci
manca il tuo entusiasmo e lo spirito vitale che ti distingueva e che continuerà
a sostenerci, nel tuo ricordo, fin quando - non so come, non so quando - non ci
ritroveremo.
Ti
abbraccio, amico caro, e ti porto sempre nel cuore.
(Alfredo) 6.11.2018
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