La vecchia, cara, pingue e placida Fano.
La Fano storica, romana, medioevale, con le sue Mura
monumentali e l’Arco d’Augusto. Con la quattrocentesca Rocca Malatestiana, il
trecentesco Palazzo del Podestà, rinominato
della Ragione, al cui interno vive
il magnifico Teatro della Fortuna, che conserva il meraviglioso sipario
originale, dipinto nel 1863 dal pittore romano Francesco Grandi, che raffigura
l’ingresso di Cesare Ottaviano Augusto in Fanum Fortunae. La facciata del
Palazzo, con la moderna torre civica, eretta nel 1950 al posto del campanile
del ‘700, abbattuto nella seconda guerra mondiale dalle mine tedesche, è in
stile romanico-gotico e l’interno, rifatto nell’ 800, è in stile
neoclassico.
La Fano dei Cesari - come quella del sipario - e delle
rievocazioni storiche, delle sagre, delle feste del mare, degli spiedini
ardenti e del brodetto, del suo più antico Carnevale d’Italia, con maschere,
costumi e grandi carri, che lanciano dolciumi.
E poi, la Fano marinara, l’antico borgo dei pescatori
affacciato sul porto, con piccole casette colorate e tanti pescherecci
all’ancora, pronti ad affrontare nottetempo il mare. Non prima, però, di aver
sorseggiato una caldissima, profumatissima “moretta”, all’antico Caffè del
Porto.
Accanto, il sabbioso Lido da una parte, la sassosissima
Sassonia, dall’altra.
Negli ultimi cinquant’anni e più, quel borgo di fatica e di
lavoro, di reti, barche e pescherecci, si è trasformato in ospitale e
attrezzata città delle vacanze, a forte vocazione turistica, d’estate.
Passeggiando tra quei luoghi del solitario Lido, nel grigio
mattino di una domenica d’inverno, tra inconsueti silenzi, grandi spazi,
alberghi e negozi chiusi per la stagione, si avverte la sensazione di una città
quasi sospesa, che respira l’aria fresca del giorno che comincia, in attesa di
rosolarsi al sole dell’estate. Che aspetta di rivivere e offrire ozi e piaceri del
riposo, di bagni e intense creme profumate, di pizze, piadine e gelati del Bon
Bon.
Quel vuoto ti circonda e culla i tuoi pensieri ingarbugliati.
I tuoi ricordi si perdono nel tempo, avvolti nella bruma umida del passato.
La mente si rilassa e si distende l’anima. Quel clima, quasi
innaturale, che incornicia quei viali alberati, quelle case basse, quegli
obelischi moderni, in uno zibaldone di stili e architetture, mescola cose, persone
e sensazioni, scioglie l’ansia e la stanchezza, allenta la tensione e gonfia la
coscienza di speranza e volontà.
Invita a un taciturno e leale confronto con se stesso.
Intorno, il mare piatto, discreto e capriccioso, delimita i
contorni di una meravigliosa tela e fa sentire appena la sua voce, come una
musica lontana e cadenzata.
9 febbraio 2016 (Alfredo Laurano)
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