PRIVILEGI DEL ‘68 27 novembre 2011
“Vitalizi
anche alla casta del '68 che voleva cambiare il mondo
Rendite previste pure per Bertinotti, Capanna, e Russo Spena” (Corriere
della Sera 27 nov.2011)
L’ articolo di Aldo Grasso mi sembra malizioso, inutile e inconcludente. E pure, un poco dispettoso. Anche per la causa
che, all'apparenza, intende avvalorare. Cosa vuol sostenere o dimostrare
Aldo Grasso?
Che quelli del '68 (giovani rivoluzionari, idealisti, contestatori, nemici del sistema e dei privilegi), dopo tanti anni di lavoro e di incarichi in vari apparati dello Stato non hanno diritto ad avere una pensione, come tutti? Chi è stato fortemente impegnato in politica o nel sociale, chi è stato parlamentare, o professore di scuola o riconosciuto leader di un movimento studentesco, o appassionato sindacalista deve forse morire di fame in vecchiaia? Non può fare il nonno, o giocare a bocce, o imbottigliare pomodori o spaccare legna per il camino.... come qualunque altro pensionato?
Che quelli del '68 (giovani rivoluzionari, idealisti, contestatori, nemici del sistema e dei privilegi), dopo tanti anni di lavoro e di incarichi in vari apparati dello Stato non hanno diritto ad avere una pensione, come tutti? Chi è stato fortemente impegnato in politica o nel sociale, chi è stato parlamentare, o professore di scuola o riconosciuto leader di un movimento studentesco, o appassionato sindacalista deve forse morire di fame in vecchiaia? Non può fare il nonno, o giocare a bocce, o imbottigliare pomodori o spaccare legna per il camino.... come qualunque altro pensionato?
In virtù
di quale
spirito, di quale logica, di quale giusta norma?
Quella della presunta coerenza, quella del duro e puro e del mi “spezzo ma non mi piego”, o del non omologato, forse?
Quella della presunta coerenza, quella del duro e puro e del mi “spezzo ma non mi piego”, o del non omologato, forse?
E' un sillogismo
sbagliato alla premessa. Un automatismo che non scatta
per difetto di fabbricazione. Una
antica, subdola e sterile polemica che da sempre tocca anche me, da vicino: priva di argomenti seri e
concreti e diretta alle persone, di cui si vogliono cogliere possibili
contraddizioni, e non ai fatti.
Le regole, i diritti e le garanzie valgono per tutti in
democrazia, come i doveri. Sia per chi sposa appieno il sistema, sia per chi
lo critica e lo combatte aspramente.
Non pochi
ancor'oggi pensano, un po'
semplicisticamente, che chi crede in certi valori, chi è ed è stato sempre
"di sinistra" sia auto-condannato a vivere fuori dalla sua realtà
storica e dal contesto borghese in cui comunque respira e protesta.
Debba cioè fare l'eremita
per pura ideologia o il francescano per assoluta coerenza. Da giovane o da vecchio, rifiutando
sempre per principio ogni forma di contaminazione, ogni espressione, ogni
prodotto di quella stessa società che non gli deve giammai appartenere.
Quindi, non avere una
casa, un'auto, un frigorifero, un abito o un qualsiasi altro bene di
consumo. O, addirittura, non mangiare il cibo del capitalismo, bere acqua di
fiume e nutrirsi solo di succulenti simboli e sfiziosissimi panini
all’utopia. Il vademecum del perfetto
teorizzatore anoressico, l’aedo dei principi ideali che racconta sogni e insegue
e chimere. Un bel passo avanti rispetto "ai comunisti che
divoravano i bambini", di qualche tempo fa!
“Volevano cambiare il mondo, hanno cambiato la loro
situazione previdenziale!”
Non sono questi, caro Aldo Grasso, i privilegi della o delle varie caste!
E non è
morale e intellettualmente troppo onesto, accomunare tutto e tutti nello stesso
calderone, per cuocere un trasversale minestrone al profumo di demagogia e con
sentori di fior di populismo, sia pur condito
con il garbo di un sottile filo d'ironia o con allusioni dal tono assai
bonario.
Di fatto,
questo ambiguo e vago atteggiamento assolve, agli occhi della pubblica opinione,
chi gode veramente di favori, benefici e immunità e strizza l'occhio, con
colpevole complicità, al vecchio detto popolare "tutti ladri, nessun
ladro".
Ossia, di conseguenza, "tanto so' tutti uguali", lo slogan più amato dagli italiani e vessillo del "più sano" qualunquismo.
Ossia, di conseguenza, "tanto so' tutti uguali", lo slogan più amato dagli italiani e vessillo del "più sano" qualunquismo.
27 novembre 2011
AlfredoLaurano
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