Secondo me, si è bruciato da solo! Per autocombustione.
Il movente del tentato suicidio per rogo dello storico Teatro 5 di Cinecittà, famoso in tutto il mondo, è da ricercare in alcuni recenti fatti che lo hanno interessato da vicino.
Il teatro di posa più grande d’Europa, con una superficie di 3200 metri quadri ed un’altezza di oltre 14, capace di ospitare 2500 persone e di ricostruire fedelmente porzioni di città, di fastosi ambienti storici e moderni, ha dovuto prima subire l’oltraggio di ospitare trasmissioni televisive condotte dall’algida Maria De Filippi, “marito” di Maurizio Costanzo, e programmi demenziali per sottosviluppati in calore come “Ciao Darwin”, del logorroico e straripante Bonolis.
Quindi, da dodici anni, aver vicino (all’interno degli Studios) e respirarne i mefitici odori d’imbecillità e vacuità, la casa “chiusa” del finto reality del Grande Fratello e dei suoi perversi e narcisi ospiti.
Poi, ed è l’attualità, la minaccia di chiusura e svendita dell’intero stabilimento che, dopo 75 anni di onorato mestiere, dalla gloriosa leggenda del Cinema potrebbe improvvisamente migrare a quella più solida e realistica del Commercio (Alberghi, Parchi, Centri benessere…).
Dalla Fabbrica dei Sogni a quella degli affari e della cruda speculazione.
Dopo aver visto girare al suo interno più di tremila film: dai kolossal in costume degli anni cinquanta, come Quo Vadis, Cleopatra e Ben Hur, a tutte le più celebri pellicole di Fellini con le sue maestose e incredibili scenografie: La Dolce vita, Le notti di Cabiria, la Strada, i Vitelloni, Ottoemezzo, Amarcord.
E ancora, i grandi film di Luchino Visconti, di Monicelli, di Francis Ford Coppola e Martin Scorsese, Il povero Teatro 5 di Cinecittà, noto come il teatro di Fellini, non poteva accettare tutto questo e anche quest’ultima vergognosa umiliazione.
E si è fatto implodere, come un kamikaze che sacrifica la propria esistenza per un fine nobile e superiore alla sua stessa vita. Per restare nella Storia.
Nella storia del cinema, dell’arte, del mito.
Per lasciare un segno nei luoghi e tra i viali della libera fantasia e della immaginazione, dove veramente i sogni e le intuizioni di grandi artisti hanno preso corpo, hanno vissuto e vivono nella memoria collettiva degli uomini di tutto il mondo.
A dispetto dell’arida logica del profitto di cui mai rimane traccia.
AlfredoLaurano
sabato 21 luglio 2012
lunedì 16 luglio 2012
(Ripubblico per non dimenticare.........) 12 Novembre 2011: IL GIORNO DELLE DIMISSIONI DI BERLUSCONI
FINALMENTE!!!
Il giorno dopo, l’Italia si sveglia in primavera, anche se il calendario dice autunno, in un nuovo 25 aprile. E’ ancora un po’ frastornata e incredula, ma via via più cosciente e consapevole della nuova LIBERAZIONE! Dodici novembre duemilaundici, ore 21,40:
siamo UN PAESE DEBERLUSCONIZZATO!!
Davanti al Quirinale, a Montecitorio, a palazzo Grazioli una folla spontanea di indignati, di delusi, di precari e di incazzati - di ogni ceto, età e categoria - rioccupa lo spazio proprio della democrazia e della volontà popolare, a lungo vessata e repressa da quel potere, ammantato di lusinghe, menzogne e di sorrisi.
E balla, canta e fa festa sulle solenni note dell'halleluja di Haendel. E' un tripudio di abbracci, di cori, di bandiere, di cartelli, di spumante e caroselli, come a capodanno. Festeggia la fine di un incubo che sembrava ineluttabile e infinito, di una truffa volgare e impunita, di un bluff permanente, palese e da subito scoperto, ma durato incredibilmente ben 17 anni.
Complimenti a quella fetta d’Italia masochista! Dalla discesa in campo all'editto bulgaro, dalla guerra alle toghe rosse ai "coglioni' di sinistra, dalle leggi "ad personam" al discorso del predellino, fino al bunga bunga e le notti arcoriane, a Ruby e le olgettine, alle intercettazioni, al ludibrio e al dilagante scherno internazionale: tutto il meglio, e anche di più, della Seconda Repubblica che si conclude in farsa, con la fine, ingloriosa e senza dignità, del sovrano-imprenditore, caduto rovinosamente per colpa... dei "mercati finanziari comunisti"!!!
Proprio ieri, molto prima delle dimissioni, mi scriveva, incredulo e sorpreso, un mio giovane "nipotino" di 19 anni, in Inghilterra da un mese per ragioni di studio: "qui a Londra il nostro simpaticone Silvio Berlusconi e' costantemente preso in giro da giornali, telegiornali, gente per strada e perfino dai miei insegnanti di inglese! Spero non ci inquadrino e non ci valutino solo facendo riferimento alle nostre pagliacciate." Questa la voce vera dello stupore e della ingenuità di un ragazzo, in fuga dall'Italia!
Si chiude un epoca, una pagina di Storia.
Cala finalmente il sipario del Truman Show all’italiana, di una realtà grottesca, fittizia e teleguidata, "geneticamente modificata" nel laboratorio dell'arroganza o , come dice Crozza, del "me so' fatto i cazzi miei "(su musica My Way).
E' la fine di tanti lacchè e giullari di corte, di alleati indecenti comprati alla fiera delle poltrone, di esperti e opinionisti del nulla, di mezze figure ambigue e improbabili, di lenoni e sensali, di tante oche giulive, starnazzanti e mignotte, ignare o vittime della continua mercificazione del corpo femminile.
E' la fine dell’antipolitica e anche della miseria dell'immaginario sessuale di alcuni maschi italiani, che in lui si sono identificati ed esaltati, che l'hanno a lungo invidiato e tanto apprezzato.
Dobbiamo ora augurarci e preoccuparci che le scorie tossiche del Berlusconismo vengano smaltite, distrutte e sepolte per sempre. Viva l'Italia.
13 novembre 2011 AlfredoLaurano
Il giorno dopo, l’Italia si sveglia in primavera, anche se il calendario dice autunno, in un nuovo 25 aprile. E’ ancora un po’ frastornata e incredula, ma via via più cosciente e consapevole della nuova LIBERAZIONE! Dodici novembre duemilaundici, ore 21,40:
siamo UN PAESE DEBERLUSCONIZZATO!!
Davanti al Quirinale, a Montecitorio, a palazzo Grazioli una folla spontanea di indignati, di delusi, di precari e di incazzati - di ogni ceto, età e categoria - rioccupa lo spazio proprio della democrazia e della volontà popolare, a lungo vessata e repressa da quel potere, ammantato di lusinghe, menzogne e di sorrisi.
E balla, canta e fa festa sulle solenni note dell'halleluja di Haendel. E' un tripudio di abbracci, di cori, di bandiere, di cartelli, di spumante e caroselli, come a capodanno. Festeggia la fine di un incubo che sembrava ineluttabile e infinito, di una truffa volgare e impunita, di un bluff permanente, palese e da subito scoperto, ma durato incredibilmente ben 17 anni.
Complimenti a quella fetta d’Italia masochista! Dalla discesa in campo all'editto bulgaro, dalla guerra alle toghe rosse ai "coglioni' di sinistra, dalle leggi "ad personam" al discorso del predellino, fino al bunga bunga e le notti arcoriane, a Ruby e le olgettine, alle intercettazioni, al ludibrio e al dilagante scherno internazionale: tutto il meglio, e anche di più, della Seconda Repubblica che si conclude in farsa, con la fine, ingloriosa e senza dignità, del sovrano-imprenditore, caduto rovinosamente per colpa... dei "mercati finanziari comunisti"!!!
Proprio ieri, molto prima delle dimissioni, mi scriveva, incredulo e sorpreso, un mio giovane "nipotino" di 19 anni, in Inghilterra da un mese per ragioni di studio: "qui a Londra il nostro simpaticone Silvio Berlusconi e' costantemente preso in giro da giornali, telegiornali, gente per strada e perfino dai miei insegnanti di inglese! Spero non ci inquadrino e non ci valutino solo facendo riferimento alle nostre pagliacciate." Questa la voce vera dello stupore e della ingenuità di un ragazzo, in fuga dall'Italia!
Si chiude un epoca, una pagina di Storia.
Cala finalmente il sipario del Truman Show all’italiana, di una realtà grottesca, fittizia e teleguidata, "geneticamente modificata" nel laboratorio dell'arroganza o , come dice Crozza, del "me so' fatto i cazzi miei "(su musica My Way).
E' la fine di tanti lacchè e giullari di corte, di alleati indecenti comprati alla fiera delle poltrone, di esperti e opinionisti del nulla, di mezze figure ambigue e improbabili, di lenoni e sensali, di tante oche giulive, starnazzanti e mignotte, ignare o vittime della continua mercificazione del corpo femminile.
E' la fine dell’antipolitica e anche della miseria dell'immaginario sessuale di alcuni maschi italiani, che in lui si sono identificati ed esaltati, che l'hanno a lungo invidiato e tanto apprezzato.
Dobbiamo ora augurarci e preoccuparci che le scorie tossiche del Berlusconismo vengano smaltite, distrutte e sepolte per sempre. Viva l'Italia.
13 novembre 2011 AlfredoLaurano
domenica 15 luglio 2012
"ARIECCOLO"
Sembra un secolo! Eppure son passati solo sette mesi da quando nelle piazze italiane si è festeggiata la nuova Liberazione!
Milioni di cittadini con bandiere, fischietti, cartelli e trombette avevano sancito l’epilogo di un incubo terribile che sembrava non dovesse mai finire, di una volgare truffa politica - da tutti subita ma da molti cercata - di un bluff palese e pacchiano, che anche il più scarso e ingenuo giocatore di carte non avrebbe potuto non scoprire.
Milioni di cittadini con bandiere, fischietti, cartelli e trombette avevano sancito l’epilogo di un incubo terribile che sembrava non dovesse mai finire, di una volgare truffa politica - da tutti subita ma da molti cercata - di un bluff palese e pacchiano, che anche il più scarso e ingenuo giocatore di carte non avrebbe potuto non scoprire.
Riguardando le sequenze di Draquila di Sabina Guzzanti, viene da chiedersi, come dice Andrea Scanzi: sotto quali sostanze psicotrope eravamo? Chi ci ridotto così?
Pare di rivedere i vecchi filmati dell’Istituto Luce, con la mascella di Mussolini non meno caricaturale della gestualità.
Come si poté dar credito a un dittatorello così? A una buffa caricatura di statista, specializzato in barzellette?
Tornano alla mente illuminanti frames di un repertorio goffo e pietoso (oggi quasi dimenticato), che renderebbero assai meno ridicole e banali, agli occhi di tutti e del mondo, gaffe, papere o castronate di un povero comico improvvisato. Un saltimbanco che, calcando le polverose tavole di un anonimo teatrino di provincia di terz’ordine, cercasse l’applauso e il consenso di un distratto e annoiato pubblico, raccontando storielle insignificanti, condite con rozze e scontate battute pescate a mani basse nello sterminato mare dell’ ovvietà.Facezie e ammiccamenti che non fanno e non hanno mai fatto ridere nessuno. Meno i servi, proni e consenzienti, che devono farlo d’ufficio.
Una squallida macchietta, una farsa vergognosa a cui per anni e anni siamo stati sottoposti e abbiamo dovuto subire: “chi è il miglior Premier del mondo?... Ma le donne dove sono? Tutti gay?...La prossima volta porto io le Veline… Sarò un presidente-operaio… Non sono malato, anzi sono Superman... Ho un complesso di superiorità che devo frenare… Non ho scelto io di fare politica, mi è stato imposto dalla Storia.”
Ma davvero gli Italiani hanno idolatrato un simile “avanzo di Drive In”?
“Berlusconi terrorizza la Ue "Il suo ritorno è un pericolo”
“Le Cancellerie europee lanciano l’allarme”
“Berlusconi? La candidatura di un incubo” – “Il padrino, quarta parte”
Da quando i giornali hanno riportato le dichiarazioni di Alfano che aprono la strada a una rinnovata leadership berlusconiana, i centralini di Palazzo Chigi e del Quirinale hanno passato molte telefonate provenienti dalle altre capitali europee con richieste di chiarimenti e segnali di inquietudine.
Nel PDL da rifondare, invece, sono tutti, o quasi, felici. All’orizzonte, si profilano grandi pulizie e rottamazioni di Minetti e mignotte varie. Anche il povero Alfano, già delfino designato, che sorride come un clown quando gli sfilano la sedia da sotto il culo. Gioisce la Santanché, senza ridere, perché a rischio botulino e silicone, che annuncia cambiamenti e rivoluzioni: un lifting totale (non il suo, già abbondantemente fruito), ma del partito che deve “rivirginarsi” agli occhi di un po’ di italiani pentiti e scordarelli, pronti a farsi ripescare nella fitta rete dell’imbecillità.
All’amo dei coglioni qualcuno abbocca sempre e nonostante.
All'indomani delle dimissioni del 12 novembre 2011, concludevo il mio pezzo (che voglio riproporre per non dimenticare) con queste parole: "Dobbiamo ora augurarci e preoccuparci che le scorie tossiche del berlusconismo vengano smaltite, distrutte e sepolte per sempre".
Ma, a quanto pare, non ci siamo forse riusciti!
15 luglio 2012 AlfredoLaurano
15 luglio 2012 AlfredoLaurano
mercoledì 11 luglio 2012
AUGURI
Oggi è il compleanno della mia compagna di vita e, come sempre, l'ho dimenticato.
Non seguo i calendari, le date, le ricorrenze, gli obblighi, le convenzioni... Seguo le vie anguste e impegnative dei sentimenti, delle passioni, dell'amore e degli affetti. Nonostante tutto!
Dissidi, rabbia, rancori, malumori e incomprensioni passano e svaniscono nel tempo, scalzati dalla prepotente forza di un antico, consolidato, assoluto sentimento.
Condividere la vita, le gioie e i dolori, i desideri e le rinunce, la crescita e il declino non è cosa da poco. Non è come un post condiviso su Facebook!.
E' una scelta che attutisce e allontana forse la paura, esalta il bisogno di partecipazione, crea intimità e da' un senso all'esistenza.
E' qualcosa di cercato, di voluto e di valore. E non a tutti è dato!
Per tutto questo, auguri per ogni giorno che ancora passeremo insieme....
11 luglio 2012 Alfredo
Non seguo i calendari, le date, le ricorrenze, gli obblighi, le convenzioni... Seguo le vie anguste e impegnative dei sentimenti, delle passioni, dell'amore e degli affetti. Nonostante tutto!
Dissidi, rabbia, rancori, malumori e incomprensioni passano e svaniscono nel tempo, scalzati dalla prepotente forza di un antico, consolidato, assoluto sentimento.
Condividere la vita, le gioie e i dolori, i desideri e le rinunce, la crescita e il declino non è cosa da poco. Non è come un post condiviso su Facebook!.
E' una scelta che attutisce e allontana forse la paura, esalta il bisogno di partecipazione, crea intimità e da' un senso all'esistenza.
E' qualcosa di cercato, di voluto e di valore. E non a tutti è dato!
Per tutto questo, auguri per ogni giorno che ancora passeremo insieme....
11 luglio 2012 Alfredo
RICORDI: TRACCE DI VITA
L'intensità dei ricordi svela la ricchezza delle esperienze che hanno scandito la nostra vita ed è direttamente proporzionale alla nostra sensibilità.
Anche perché essi attraversano il filtro magico del tempo che scorre e si vestono del fascino della maturità.
Si ricoprono di una sottile patina di nostalgia o di rimpianti: si trasformano in momenti d'epoca importanti.
Si ricoprono di una sottile patina di nostalgia o di rimpianti: si trasformano in momenti d'epoca importanti.
Quasi sempre i ricordi sono o ci appaiono più intensi, più suggestivi, più veri o diversi della realtà che li ha creati e che abbiamo vissuto. Perché, in qualche modo, siamo portati ad interpretarli come fossero sogni miti o racconti. Tra il fascino seduttivo della favola e l'oggettività della cronaca.
Fatti, suoni, colori, profumi, amori e dolori assumono comunque ai nostri occhi e nel nostro cuore (dal latino re-cordis) un valore molto simile a quello della Storia.
Diventano il significato, la prova e la testimonianza autentica della nostra storia individuale e nessuno ce li può rubare.
Fatti, suoni, colori, profumi, amori e dolori assumono comunque ai nostri occhi e nel nostro cuore (dal latino re-cordis) un valore molto simile a quello della Storia.
Diventano il significato, la prova e la testimonianza autentica della nostra storia individuale e nessuno ce li può rubare.
La poliedrica personalità, la pluralità di interessi, di passioni, di curiosità e di costante attenzione alle cose, agli altri e al mondo lo confermano.
Alfredo Laurano 21 giugno 2012
"La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla." (Gabriel Garcìa Màrquez).
Alfredo Laurano 21 giugno 2012

LEGGEREZZA
Trovo naturale cercare sempre la profondità in tutto ciò che
facciamo, che ci circonda e che tocca i nostri sensi.
Un pensiero, un incontro,
una persona, un’opera d’arte, una storia: non si può comprendere molto
osservando con superficialità solo quel
che appare in ogni circostanza.
Sarà solo un pregiudizio, un'impressione che non impegna la coscienza e che crea un alibi all’indifferenza nei confronti dei mali del mondo.
Sarà solo un pregiudizio, un'impressione che non impegna la coscienza e che crea un alibi all’indifferenza nei confronti dei mali del mondo.
Giudicare dalle apparenze ci regala una certa leggerezza
(insostenibile la definiva Kundera) e ci solleva da ogni responsabilità nei
confronti degli altri e di tutto, ma
spreca e rende inutile la nostra intelligenza nelle scelte personali,
sentimentali, politiche e sociali.
Capire è un obbligo che giustifica l’esistenza e ci permette di distinguere sempre (…anche fra due briciole di pane, come diceva sempre M. Kundera) e di schierarci, quasi sempre…. purtroppo... dalla parte del torto!
Capire è un obbligo che giustifica l’esistenza e ci permette di distinguere sempre (…anche fra due briciole di pane, come diceva sempre M. Kundera) e di schierarci, quasi sempre…. purtroppo... dalla parte del torto!
NUOVI LINGUAGGI
Dialogo trovato per caso sul Web....
"Vi riesce di scaricare il pdf di oggi? Al momento mi sta dando problemi con l’autenticazione, in parte sembra effettivamente fare il login ma non posso scaricare il pdf. Anche col link diretto mi riporta alla pagina di login, ma essendo “quasi” loggato mi compare il link per il profilo o per effettuare il logout.
Ho provato anche con un altro browser e mi da lo stesso problema."
"Vi riesce di scaricare il pdf di oggi? Al momento mi sta dando problemi con l’autenticazione, in parte sembra effettivamente fare il login ma non posso scaricare il pdf. Anche col link diretto mi riporta alla pagina di login, ma essendo “quasi” loggato mi compare il link per il profilo o per effettuare il logout.
Ho provato anche con un altro browser e mi da lo stesso problema."
Ma che lingua è ????
SANTA PIPI'
Un cane che fa la pipì contro un lampione.
Esegesi grafica della storica
frase del grande giornalista statunitense Henry Louis Mencken (1880-1956):
RICORDANDO FLAIANO
Filosofia del rifiuto
Preferire sempre di no. Non rispondere a
inchieste, rifiutare interviste, non firmare manifesti, perché tutto viene
utilizzato contro di te, in una società che è chiaramente contro la libertà
dell’individuo e favorisce però il malgoverno, la malavita, la mafia, la
camorra, la partitocrazia, che ostacola la ricerca scientifica, la cultura, una
sana vita universitaria, dominata dalla Burocrazia, dalla polizia, dalla
ricerca della menzogna, dalla tribù, dagli stregoni della tribù, dagli
arruffoni, dai meridionali scalatori, dai settentrionali discesisti, dai
centrali centripeti, dalla Chiesa, dai servi, dai miserabili, dagli avidi di
potere a qualsiasi livello, dai convertiti, dagli invertiti, dai reduci, dai
mutilati, dagli elettrici, dai gasisti, dagli studenti bocciati, dai
pornografi, truffatori, mistificatori, autori ed editori.
Rifiutarsi, ma senza specificare la ragione del tuo
rifiuto, perché anche questa verrebbe distorta, annessa, utilizzata.
Rispondere: no. Non cedere alle lusinghe della televisione. Non farti crescere
i capelli, perché questo segno esterno ti classifica e la tua azione può essere
neutralizzata in base a questo segno. Non cantare, perché le tue canzoni
piacciono e vengono annesse. Non preferire l’amore alla guerra, perché anche
l’amore è un invito alla lotta. Non preferire niente. Non adunarti con quelli
che la pensano come te, migliaia di no isolati sono più efficaci di milioni di
no in gruppo.
Ogni gruppo può essere
colpito, annesso, utilizzato, strumentalizzato. Alle urne metti la tua scheda
bianca sulla quale avrai scritto: No. Sarà un modo segreto di contarci. Un No
deve salire dal profondo e spaventare quelli del Sì. I quali si chiederanno che
cosa non viene apprezzato nel loro ottimismo.
Ennio Flaiano dal
“Diario degli errori”, 1967
martedì 10 luglio 2012
BISOGNANO, SIGNORE, ALMANACCHI?
Un rito macabro e banale che ogni
anno si ripete e si rinnova per ricordare, “urbi et orbi”, usi e costumi fortemente
radicati nella stupidità umana.
Nel primo caso, c’è poco da fare:
la forza suadente e suggestiva della
magia bilancia e nutre quella delle illusioni che accompagnano l’uomo nella sua
immensa fragilità.
Il fascino della speranza, la voglia
di miracolo, tra fatture, scongiuri e malocchio.
Nel Dialogo
di un Venditore di Almanacchi, il Passeggere (Leopardi) chiede:
“Credete che sarà felice
quest’anno nuovo?” Venditore: “Oh illustrissimo si, certo”.
Passeggere: “Come quest’anno passato? Venditore: “più, più assai”.
Ma invitato a dire se sia mai
stato felice nel passato, il venditore nega di esserlo mai stato e ammette che in
nessun caso accetterebbe di rivivere la vita trascorsa, con tutti i piaceri e i
dispiaceri provati.
Quindi, è solo l’attesa di un
futuro migliore che ci fa vivere volentieri la nostra vita, che alimenta sogni
e desideri, che vince paure e debolezze, che coltiva chimere e tentazioni (come
nel Sabato del Villaggio).
E’ su questo che si basa la ricca
industria dei segni zodiacali, delle divinazioni da periferia di sciamani
analfabeti, delle previsioni fondate su astri, ascendenti, pendolini, carte,
macchie e sfere di cristallo, vendute a basso costo da maghi, sibille, e
ciarlatani, nell’incredibile fiera dell’incanto, della facile lusinga e
dell’inganno.
Quest’arte surreale dell’assurdo, anziché
essere analizzata e contrapposta al dubbio della ragione e del buon senso- attraverso
le necessarie indagini sui cosiddetti
fenomeni paranormali - viene
pubblicamente esibita come scienza, enfatizzata
e colpevolmente amplificata da libretti,
riviste, giornaletti e oscene pubblicazioni, nonché da radio e televisioni locali e nazionali che la propongono
a iosa in autentici programmi spazzatura.
Conduttori servili, deferenti e ruffiani che cercano di confondere, zittire e denigrare gli scettici e i fautori delle risorse della
razionalità (v. Cicap). Pronti invece ad esaltare e magnificare ospiti ambigui
e fasulli personaggi da riserva sub-culturale;
o sedicenti medium, d’ogni razza e continente, che parlano con angeli e defunti
e propinano, senza vergogna, improbabili teorie; o pagliacci e attrazioni da
circo d’altri tempi. Le cui previsioni puntualmente falliscono, come sempre e
come ogni anno, ma che, ahimè, troppo presto vengono dimenticate.
Nulla è cambiato dall’era di
aruspici e indovini e delle invincibili forze dell’occulto.
Presagi
e prodigi, amuleti e talismani ancora condizionano la vita di milioni di
persone!!
./.
L’altro rito, tanto caro ai
tifosi del petardo (scoppio, dunque sono…. un imbecille!), conta in parte sulla
stessa filosofia: del Venditore di Almanacchi e, più in generale, sulla già detta voglia
di fortuna, di speranza e di futuro, a dispetto di tutto - pure della crisi
più nera - che attrae, come calamita con il ferro, i fedelissimi seguaci di
Sirio, di Branco, del divino Otelma, del
Mago d’Arcella e di cazzari vari contaballe, cui fanno copiose donazioni per
farsi dire che son belli, sani e molto amati; e che, prima o poi, vinceranno
addirittura un lavoro da precario, la lotteria, o il grattaevinci.
Tutte le mattine, magari, questi
illuminati cittadini non fanno un passo prima di aver letto l’oroscopo del
giorno ma, quando si tratta di far gli
eroi a Capodanno nella guerra dei fuochi dai balconi, non sentono nessuno, non
consultano gli astri, non chiedono agli esperti se perderanno un occhio, un dito, un braccio o anche la vita. Quello
che conta è cacciare l’anno vecchio
(gli sparano! Anche se muore da solo, secondo il calendario) e accogliere con palese ipocrisia quello nuovo,
nell’infantile, eterno gioco del circolo vizioso.
Oltre a buttare soldi nella assurda gara del rumore – che per tanti al mondo
significa guerra vera, morte, terrore, mutilazioni e paura delle bombe e dei
fucili – non pensano nemmeno a quanto
male facciano agli animali che si spaventano, tremano, fuggono impazziti, perdono
l’orientamento, muoiono di crepacuore.
Ben venga l’ordinanza che a
Milano, Venezia, Bari, Palermo e in tanti altri Comuni vieta l’uso di sparare
botti, razzi, “spread” e tric trac a tutti i “rambo” di quartiere. Chi
vuole togliersi lo sfizio, può andare in Siria, a Gaza o in Afghanistan….
E’
giusto difendere e proteggere gli animali. Tutti, compreso quello umano, dalla sua stessa “fragorosa” imbecillità.
30 dicembre 2011
AlfredoLaurano
”Presepe vivente” a Ca’ di Nardo, Monte
Sasso, terra di Romagna (Italia) - Natale 201
PRESEPE DI ROMAGNA
PRESEPE DI ROMAGNA
Soli e senza bambinello, manco
il bue e l’asinello:
pe’ la crisi e i sacrifici ci hanno tolto
pure quello!
C’è rimasta ‘na capanna, solo er tetto e senza
luci
che però... non paga l’ICI.
Pe’ campà co’ sta manovra e trovà un poco
d’agi,
nun ce resta che pregà o sperà ne li Re Magi
!
O tornamo, nell’attesa, nelle terre di
Romagna,
dove ancora se po’ ride, se po’ beve e assai
se magna….
Auguri da Alfredo e Marta
LocoMontiva Italia 7 dicembre 2011
Per restare nella sua stessa metafora
“del treno in corsa che stava
deragliando”, su cui è salito al volo Mario Monti, spinto dall’ex
opposizione e dall’ex maggioranza (meno
i padani ricoverati nel loro padano parlamento), non va dimenticato
che, mentre la prima lo avrebbe spronato, incoraggiato e sostenuto comunque – pur di cancellare i lunghi anni della signoria berlusconiana – l’ex sconcio
regime ha preteso, anche da fuori e
apparentemente senza più potere, che il neo conduttore-governatore pagasse un adeguato biglietto per
prendere e guidare quel treno: quello del vile ricatto politico (altrimenti,
“pronti a staccare la spina”).
Per salvare la locomontiva Italia, tutto poteva
e doveva fare il macchinista, meno che pensare a una insana patrimoniale e a una stupida lotta all’evasione fiscale,
scelte che da sole sarebbero forse bastate al salvataggio stesso e apprezzate
dai più. Ma i ricchi amici di quella
destra, che così bene li rappresentava e li salvaguardava prima, andavano protetti e risparmiati ora da
quelle odiose tasse sul privilegio e sul
possesso, che i feroci bolscevichi di casa nostra invocavano all’unisono.
Quei pochi (10%) che detengono il 50% della ricchezza nazionale devono (o
magari dovrebbero) pagare soltanto le
stesse imposte previste per tutti gli altri cittadini, compresi quelli a
reddito più basso o da fame: lavoratori, pensionati, precari, famiglie,
artigiani e monoreddito.
Quando
si dice giustizia sociale!
Affermava don Milani:“Non c’è nulla di più ingiusto che dividere
in parti uguali fra disuguali” (Dare più scuola a chi ne ha più bisogno, ossia far pagare meno
chi ha meno).
E così, dandola “calda” ai tanti ingenui che credevano o speravano
nell’equità della manovra, certamente necessaria per non precipitare, ha gettato un po’ di fumo agli occhi ai poveri illusi di sinistra chiedendo
qualche euro in più a tutti noi che abbiamo l’elicottero parcheggiato nel cortile e abbiamo felicemente riportato
dall’estero i nostri sudatissimi “risparmi”, già scudati, al minimo
sindacale.
Dietro questo pochissimo fumo, la
tanta sostanza del vero arrosto “al sangue”: la stangata sulle pensioni,
rinviate fino ai sintomi dell’Alzheimer e senza alcuna gradualità o
attenzione al lavoro precoce e usurante; il
blocco della indicizzazione sulle stesse, già erose e taglieggiate senza
pietà dall’inflazione, e di certe carriere di docenti e statali; il calcolo contributivo per tutti; l’ Imu sulla
casa con cospicuo aumento delle rendite catastali - che penalizza fortemente chi ha fatto sacrifici e mutui per
comprarla, ma non chi le colleziona e ci specula – l’aumento dell’iva e della benzina che
renderà più cari i consumi massa e farà gonfiare il nero.
E’ vero che super Mario ha
trovato un paese allo sfascio, abbandonato a se stesso dall’ignavia,
dall’incapacità e dal menefreghismo berlusconiano; che il sistema collassava e
andava rifondato, che la situazione economica e finanziaria è terribile e che la
locomontiva, che ha preso a guidare, arranca e ha finito il carbone.
E’ anche vero che i suoi compagni di viaggio sono tecnici
seri e competenti e non cialtroni come chi li ha preceduti. E che i tempi sono stretti!
Ma
un qualche timido segnale poteva mandarlo agli italiani “brava gente”, per incoraggiarli a soffrire e sopportare, e non solo all’Europa e ai
Mercati. Pur cedendo all’inevitabile, infame ricatto!
Qualcosa di meno neoliberista era
certo in grado di farlo!
Quantomeno, bloccare o ridurre le enormi spese militari (ultimi acquisti di aerei per 16 miliardi), far pagare l’Ici alla Chiesa sui suoi tanti
immobili che ne sono esenti, solo perché hanno un crocifisso in bella
mostra anche su hotel ed edifici commerciali, alzare la tassazione sui capitali già scudati da Tremonti e sulle rendite e transazioni finanziarie, ridurre costi e privilegi della politica e
della Casta.
E la crescita, la ripresa? Non si
vede all’orizzonte nuova, possibile occupazione (più a lungo restano i vecchi, meno entreranno i giovani e mai
andranno in pensione), diminuirà il potere d’acquisto e, di conseguenza, freneranno i
consumi. A monte, inevitabilmente, si fermeranno produzione e investimenti.
Da tutto ciò discende che la manovra della disperazione, oltre ad
avere una connotazione antipopolare e classista, è spietata e non votata
all’equità, non offre spiragli futuri di rinascita e non rimette in moto
l’economia, almeno per ora. E, come molti pensano, così l’avrebbe potuta fare
chiunque, anche PioSilvio se ne avesse avuto il tempo, fra una mignotta e
l’altra, salvando per la faccia pure l’Ici!
Comunque, liberiamo e rimuoviamo
al più presto la grossa frana sui binari, poi, forse, speriamo, auspichiamo… il
treno potrà ripartire fischiando e sbuffando. Sarà!!
7 dicembre 2011
lunedì 9 luglio 2012
IL MIO FENICOTTERO ROSA 27 novembre 2011
Stamattina osservavo
mia madre. Ho avvicinato a me la carrozzina su cui da tempo consuma l’esistenza.
Magrissima, capelli bianchi,
fitti, sottili e puliti, senza più l’ambiguo colore artificiale di pochi mesi fa. Naturali
come la sua e la nostra vecchiaia, ma dignitosi, austeri e aristocratici. Gambe sottili come quelle di un fenicottero, nascoste in un largo
pantalone di caldo pile e sopra, sull’esiguo e scavato torace, una maglia di
ciniglia rosa, con sobrio ricamo di
perline. Un colore giovanile che le dona e che non stona coi suoi
novantun’anni; anzi l’illumina e dà freschezza a quel viso dolce, stanco e rassegnato che non fa più a pugni con la vita,
ma che conserva e svela fierezza e antica dignità, anche se ormai senza tenacia
e senza durezza.
Ma quello che più colpisce
e ti ferisce l’anima è l’ossessiva invocazione “mamma.. mamma.. mamma..” che
ripete all’infinito. Come espressione di routine, come grido d’aiuto, come
richiamo d’attenzione: una sua, personale forma di comunicazione che
sostituisce quella che consideriamo normale e a cui siamo abituati. Assai spesso,
aggiunge al suo scarno vocabolario quotidiano anche una specie di risposta a
una retorica e ipotetica domanda, mai formulata se non nella sua testa: “abbastanza!”.
Di che non lo sappiamo: della vita, del bene, del disagio, della rimpianta
autonomia, del non poter camminare o stare in piedi, della noia, della
sopportazione…
Le sue sono ormai
piccole mani, quasi da bambina. Ossute, ricoperte di pelle e vene a vista. Come
le braccia, minute e sempre più fini, senza polpa e tono muscolare. Il sacro e
l’anca sono offesi da decubito che buca senza tregua e rispetto le sue carni.
E pensare che fino a
tre, quattro anni fa ancora s’incazzava con veemenza, andava a piedi con passo
libero e sicuro, non conosceva ospedali e medicine, viaggiava sola su pullman e
autobus di linea e nell’aspetto mostrava sessant’anni.
Lo dicono le foto al
mare di S. Marinella: la pelle liscia,sana e senza rughe, il viso ancora bello,
la cura nel vestire e gli orecchini. E soprattutto
quel sorriso che un tempo mai l’abbandonava.
Questa era mia madre. Oggi, al suo posto,
c’è un’altra persona… da amare di più.
27 novembre 2011 AlfredoLaurano

PRIVILEGI DEL ‘68 27 novembre 2011
“Vitalizi
anche alla casta del '68 che voleva cambiare il mondo
Rendite previste pure per Bertinotti, Capanna, e Russo Spena” (Corriere
della Sera 27 nov.2011)
L’ articolo di Aldo Grasso mi sembra malizioso, inutile e inconcludente. E pure, un poco dispettoso. Anche per la causa
che, all'apparenza, intende avvalorare. Cosa vuol sostenere o dimostrare
Aldo Grasso?
Che quelli del '68 (giovani rivoluzionari, idealisti, contestatori, nemici del sistema e dei privilegi), dopo tanti anni di lavoro e di incarichi in vari apparati dello Stato non hanno diritto ad avere una pensione, come tutti? Chi è stato fortemente impegnato in politica o nel sociale, chi è stato parlamentare, o professore di scuola o riconosciuto leader di un movimento studentesco, o appassionato sindacalista deve forse morire di fame in vecchiaia? Non può fare il nonno, o giocare a bocce, o imbottigliare pomodori o spaccare legna per il camino.... come qualunque altro pensionato?
Che quelli del '68 (giovani rivoluzionari, idealisti, contestatori, nemici del sistema e dei privilegi), dopo tanti anni di lavoro e di incarichi in vari apparati dello Stato non hanno diritto ad avere una pensione, come tutti? Chi è stato fortemente impegnato in politica o nel sociale, chi è stato parlamentare, o professore di scuola o riconosciuto leader di un movimento studentesco, o appassionato sindacalista deve forse morire di fame in vecchiaia? Non può fare il nonno, o giocare a bocce, o imbottigliare pomodori o spaccare legna per il camino.... come qualunque altro pensionato?
In virtù
di quale
spirito, di quale logica, di quale giusta norma?
Quella della presunta coerenza, quella del duro e puro e del mi “spezzo ma non mi piego”, o del non omologato, forse?
Quella della presunta coerenza, quella del duro e puro e del mi “spezzo ma non mi piego”, o del non omologato, forse?
E' un sillogismo
sbagliato alla premessa. Un automatismo che non scatta
per difetto di fabbricazione. Una
antica, subdola e sterile polemica che da sempre tocca anche me, da vicino: priva di argomenti seri e
concreti e diretta alle persone, di cui si vogliono cogliere possibili
contraddizioni, e non ai fatti.
Le regole, i diritti e le garanzie valgono per tutti in
democrazia, come i doveri. Sia per chi sposa appieno il sistema, sia per chi
lo critica e lo combatte aspramente.
Non pochi
ancor'oggi pensano, un po'
semplicisticamente, che chi crede in certi valori, chi è ed è stato sempre
"di sinistra" sia auto-condannato a vivere fuori dalla sua realtà
storica e dal contesto borghese in cui comunque respira e protesta.
Debba cioè fare l'eremita
per pura ideologia o il francescano per assoluta coerenza. Da giovane o da vecchio, rifiutando
sempre per principio ogni forma di contaminazione, ogni espressione, ogni
prodotto di quella stessa società che non gli deve giammai appartenere.
Quindi, non avere una
casa, un'auto, un frigorifero, un abito o un qualsiasi altro bene di
consumo. O, addirittura, non mangiare il cibo del capitalismo, bere acqua di
fiume e nutrirsi solo di succulenti simboli e sfiziosissimi panini
all’utopia. Il vademecum del perfetto
teorizzatore anoressico, l’aedo dei principi ideali che racconta sogni e insegue
e chimere. Un bel passo avanti rispetto "ai comunisti che
divoravano i bambini", di qualche tempo fa!
“Volevano cambiare il mondo, hanno cambiato la loro
situazione previdenziale!”
Non sono questi, caro Aldo Grasso, i privilegi della o delle varie caste!
E non è
morale e intellettualmente troppo onesto, accomunare tutto e tutti nello stesso
calderone, per cuocere un trasversale minestrone al profumo di demagogia e con
sentori di fior di populismo, sia pur condito
con il garbo di un sottile filo d'ironia o con allusioni dal tono assai
bonario.
Di fatto,
questo ambiguo e vago atteggiamento assolve, agli occhi della pubblica opinione,
chi gode veramente di favori, benefici e immunità e strizza l'occhio, con
colpevole complicità, al vecchio detto popolare "tutti ladri, nessun
ladro".
Ossia, di conseguenza, "tanto so' tutti uguali", lo slogan più amato dagli italiani e vessillo del "più sano" qualunquismo.
Ossia, di conseguenza, "tanto so' tutti uguali", lo slogan più amato dagli italiani e vessillo del "più sano" qualunquismo.
27 novembre 2011
AlfredoLaurano
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