Esprimere
un giudizio, il più obiettivo possibile, sul recente pranzo alla Serra dei
Sapori non è proprio semplice, se non si vuol cadere nella superficialità di un
commento sbrigativo. Personalmente, non amo criticare per il gusto di farlo o
per denigrare il lavoro altrui, soprattutto quando si coglie alla base la buona
fede e una volontà propositiva e lodevole, anche a fronte di qualche leggerezza
di troppo o di qualche impennata di improvvisazione, che mal si addice a un
locale così gradevole e ospitale. Comodi spazi articolati, soppalco, gazebo
esterno, arredo rustico-moderno, come di tendenza, un bel camino a mattoncini che
scalda la già piacevole atmosfera familiare.
Per
questo desidero sottolineare, intanto, il modo e il garbo con cui la simpatica titolare
ci ha illustrato i piatti, la provenienza dei prodotti usati, i vini
dell’azienda, ma anche tutto quello che non era disponibile, perché finito la
sera precedente: niente porcini, niente orecchiette alle cime di rapa, niente
vaccinara, né altre voci del menu. Una tribù di affamati avventori aveva, di
fatto, svuotato le dispense e i frigoriferi. Ovviamente, ci siamo adeguati,
scherzosamente, allo stato delle cose.
La
cucina è classica e punta prevalentemente sulle carni: fiorentine, buttere, filetti,
arrosticini e tagliate (da 21 a 25 €) e sui primi romani della tradizione: una
gustosa matriciana, anche se molto, molto al dente, un discreta e poco cremosa
cacio e pepe, una essenziale gricia.
Tra
gli antipasti, tagliere di formaggi e affettati (non provati), bruschettine
miste e non proprio indimenticabili fagioli in umido - piuttosto asciutti,
freddi e con rari scampoli di ricordi di salsiccia - e assaggi di ben riuscita trippa
alla romana.
Poi,
una sapida scamorza, tagliata ad ostie assai sottili, impreziosita con pasta di
tartufo (12 €), misticanza, ottime patate a disco con pangrattato e cicoria
ripassata che, inspiegabilmente, tra lo stupore generale, è stata servita
assolutamente fredda (poi, su richiesta, rivisitata).
Tra
i dolci, molto buone le crostate, la panna cotta ai vari gusti e il tiramisù. Morbido
ed equilibrato il merlot-cabernet della casa (10 euro per 0,75 l.) e la grappa
barricata.
Insomma,
luci ed ombre, non tanto nella qualità delle proposte e della materia prima di
livello, quanto nell’elaborazione dei piatti, con qualche scivolone di troppo
che va velocemente superato, anche nel servizio, cortese, ma eccessivamente “riflessivo”
e un po’ approssimativo.
Come
anche i prezzi, complessivamente nella media, con qualche punta di troppo nelle
carni. Apprezzabile e gradito lo sconto gentilmente applicato sulla “dolorosa”.
Certamente
possibili ampi margini di miglioramento, che consentiranno a questa Serra di
esaltare maggiormente i suoi saperi e i suoi amabili sapori. (Alfredo Laurano)
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