Secondo alcuni studi, pubblicati sulle
più prestigiose riviste scientifiche, la catastrofe climatica permanente è
vicina e comincerà proprio ai Tropici, nei pressi dell'Equatore, che, causa
povertà, hanno contribuito quasi per niente al riscaldamento globale, circa nel
2020. Nei paesi più freddi delle medie latitudini, come Nord America ed Europa,
il periodo disastroso comincerà intorno al 2050.
La ragione di ciò è che i Paesi vicino
all'Equatore hanno di gran lunga meno variabilità nella loro meteorologia di
quella delle zone a clima moderato, dove le specie che costituiscono gli
ecosistemi non possono tollerare temperature al di fuori della norma.
Per migliaia di anni, il nostro pianeta
è stato abitato da meno di mezzo milione di persone. Ottomila anni fa ha
raggiunto i dieci milioni; duemila anni fa i duecento milioni. Un miliardo nel
1800, fino ai sette miliardi attuali di esseri umani che hanno consumato negli
ultimi cento anni gran parte delle risorse naturali, a cominciare dal petrolio,
fin quasi all’esaurimento; hanno incrementato i consumi, fino all’eccesso,
producendo e accumulando un mare di rifiuti; hanno cementato e asfaltato la
terra, decimato gli animali selvatici da una parte e allevato molto
intensivamente altri.
Hanno sprecato, sfruttato e inquinato e
continuano a farlo. A dispetto di uno stile di vita ecologico e consapevole.
Tutto questo ha comportato e comporta
spaventose variazioni climatiche che ci avviano al riscaldamento globale, non
riconducibile a cause naturali, fino alla possibile catastrofe. Anche se nei
secoli dell’esistenza umana, almeno dall’età del bronzo in poi, tali variazioni
ci sono sempre state, alternando climi caldi o più temperati a piccole ere
glaciali e carestie. Anche se non c’era ancora l’effetto serra, il clima era
già bizzarro di per sé, già prima dell’esplosione demografica e della
rivoluzione industriale.
Occorre, tuttavia, fare una doverosa
riflessione anche sui veri costi del modello economico e sociale basato sugli
idrocarburi che ha dominato l’ultimo secolo e sul relativo mutamento del clima
terrestre sviluppatosi, tuttora in corso. Tale mutamento è attribuito in larga
misura alle emissioni nell'atmosfera terrestre di crescenti quantità di gas, in
particolare dell'anidride carbonica, con conseguente incremento dell'effetto
serra, e ad altri fattori che la comunità scientifica ha rilevato come
imputabili all'attività umana: generazione di energia per mezzo di combustibili
fossili e della deforestazione, scioglimento e ritiro dei ghiacciai,
inquinamento
e alterazione dell’ambiente (particolato, pulviscolo atmosferico,
polveri sottili e totali sospese in aria
e relative patologie mediche), siccità diffusa, agricoltura e allevamenti senza
acqua, fiumi secchi, campi bruciati.
L'aumento antropico delle temperature
sta causando anche l'aumento del livello del mare e la variabile intensità
delle precipitazioni, spesso disastrose.
Considerato che i cambiamenti recenti
del clima sono stati analizzati, più in dettaglio, solo a partire dagli ultimi
50 anni, cioè da quando le attività umane sono cresciute esponenzialmente,
resta comunque il fatto che - al di là di ogni pur legittima riflessione
anti-catastrofista - il nostro pianeta è fragile e abbiamo il dovere di
preservarlo e di agire in modo più ecologico, indipendentemente da tutto e da
possibili sciagure e calamità climatiche.
Rendiamoci conto che la terra può
finire, che l’uomo può estinguersi.
Magari sommerso dalla plastica. (Alfredo Laurano)
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