Intanto,
diciamo che alle elezioni regionali siciliane ha stravinto il partito, sempre
in crescita, dell’astensione. Ha votato solo il 46% degli aventi diritto (a
Ostia, addirittura, il 36%).
Poi, diciamo, che ha prevalso il destro
Musumeci (ex MSI) - appoggiato dal redivivo Berlu e da tante variegate liste,
fra cui molti impresentabili - per cinque punti percentuali sullo stellato,
solitario Cancelleri; il PD con il suo Micari, completamente fuori gioco (13%)
e il buon Claudio Fava, a Sinistra, ha racimolato in mezzo a tanto squallore un
incoraggiante 6+%. L’M5S, primo partito, al 27%.
Poi,
ancora, c’è chi ha perso, veramente, oltre allo scontato Alfano.
Praticamente
e prevedibilmente evaporato il PD con il suo tredici per cento, sconfitto e,
soprattutto, rimesso in discussione nel partito e nella maggioranza il Jolly di
Rignano, detto Renzi.
Ora, dopo
la disfatta in terra sicula, il suo Partito si prepara alla resa dei conti
interna.
La
minoranza ritiene che il segretario debba autonomamente fare un gesto di
responsabilità, lasciando subito il campo a Paolo Gentiloni per la corsa a
palazzo Chigi. Qualcun altro punta sul poliziotto Minniti.
Si vedrà quanto potrà resistere e ostinarsi
ancora il padrone di quel partito.
Preso atto che, dopo 23 anni, questo Paese vota ancora Berlusconi e
derivati, resta,
comunque, nella incontrollabile Sicilia, la vittoria degli impresentabili e dei
bambini prodigio, figli d’arte che, a vent’anni e tutto a un tratto, riescono a
ottenere ventimila voti dal nulla.
A Messina, infatti, miracolo della fantasia al potere,
ottiene una montagna di voti il figlio di Francantonio Genovese (lasciò il Pd
per Fi), che non poteva essere candidato perché condannato in primo grado a 11
anni.
Come ricordava Fava, l’enfant prodige ha la
responsabilità di una grossa ipocrisia, perché molti elettori hanno votato lui
perché non potevano votare l’impresentabile padre. La mafia mica sta a guardare.
Quando, vien da
chiedersi, nella disagiata e meravigliosa terra di Sicilia, il voto sarà libero, pulito e
consapevole?
(Alfredo Laurano)
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