Comunque
la pensiamo o la pensiate, ieri si sono celebrati i cento anni della
Rivoluzione Russa d’Ottobre, della caduta del Palazzo d’Inverno - una specie di
"Bastiglia zarista", simbolo stesso della rivoluzione - e della presa
del potere dei bolscevichi.
Pochi mesi prima, a febbraio del 1917, la sollevazione, in gran parte spontanea,
della popolazione, di operai e soldati, partita da Pietrogrado (l'attuale San
Pietroburgo), aveva portato alla caduta della monarchia degli zar e alla
costituzione dei primi “soviet” (consigli elettivi dei rivoluzionari).
Provocò di fatto l'abdicazione
dell'imperatore Nicola II, la fine della dinastia dei Romanov, dell'Impero
russo, dell'autocrazia e la creazione di un governo provvisorio borghese, che
certamente non poteva andar bene a Vladimir Ilijch Lenin, che si trovava in
esilio in Svizzera, per sfuggire alla polizia zarista.
Ancora prima, la precedente
insurrezione del 1905 aveva introdotto nozioni e modelli nell'opinione pubblica
russa - quali il suffragio universale, l'assemblea costituente, l’idea dei
soviet, i diritti del popolo - che non avrebbero più potuto essere dimenticati.
In quegli anni, la Russia era un Paese
arretrato e sull'orlo del collasso. Governata per secoli da dinastie di zar, i
cui poteri erano pressoché assoluti, era rimasta una monarchia dai tratti
medievali, con un'industria quasi assente, un Parlamento (chiamato Duma) privo
di poteri effettivi e una popolazione numerosa, povera e legata quasi
esclusivamente all'attività agricola. La partecipazione alla Prima Guerra
Mondiale non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.
Questa
serie di malcontenti portò il paese dritto verso la Rivoluzione, dalla quale
nascerà un nuovo ordine per quella nazione che, da allora e fino al 1989, tutto
il mondo avrebbe conosciuto come Unione Sovietica.
Era il 7 novembre del 1917 (il 25
ottobre secondo il calendario giuliano) quando dall’incrociatore Aurora fu
sparato il primo colpo di cannone, a salve, che diede simbolicamente il via
alla Rivoluzione.
Un evento per decenni idealizzato dalla
propaganda sovietica, come nell’epico film “Ottobre” di Eisenstejn - con le sue
scene di massa della presa del Palazzo d’Inverno da parte di operai, soldati e
contadini - girato per volere di Stalin dieci anni dopo la rivoluzione,
Mentre la Grande Guerra impazzava nel
cuore dell'Europa, a est si gettavano i semi per la costituzione dell'Urss.
Fu proprio quello che avvenne cento
anni fa a cambiare il corso della storia mondiale: la cosiddetta Rivoluzione
d'ottobre, guidata da Lenin e Trotzkij avrebbe infatti cambiato gli equilibri
del mondo.
Nella
Piazza Rossa, esercito e cittadini hanno indossato le uniformi della seconda
guerra mondiale e hanno sfilato per rendere omaggio all’ anniversario. Le
bandiere rosse sventolavano sulla piazza di Mosca, insieme a quelle di oltre
cento delegazioni straniere di studiosi, ricercatori, nostalgici e di partiti
comunisti, fra cui una nutrita rappresentanza italiana, composta da Pc, Pci e
Rifondazione.
Racconta un cittadino su un quotidiano:
“di fronte allo spettro continuo della fame e di rinunce innocenti, accanto ad
un papà che mi parlava di storia e mi dipingeva la tragica miseria dei russi
che si ribellarono alle prepotenti classi opulente, arricchite dalla guerra,
che affamavano il popolo, come potevo non innamorarmi della ideologia
comunista: giustizia sociale, uguaglianza, pace, istruzione, lavoro?
La
mia, come quella di milioni di persone per bene ed in buona fede, è stata una
scelta sincera contro le discriminazioni sociali, lo sfruttamento, i
licenziamenti, la mancanza di case, la violenza verso i deboli e gli
innocenti”.
Tutto questo, anche in approssimative
pillole Bignami, dovrebbero essere conosciuto da quei tantissimi, disimpegnati
giovani d'oggi che, intervistati sull'argomento, non hanno espresso alcuna
nozione o consapevolezza, che non sapevano nemmeno di cosa si parlasse, né sul
come, sul quando e sul perché, navigando nel colpevole buio dell'ignoranza e
dell'indifferenza. Però studiano, si laureano e vanno pure a votare, in teoria.
Comunque
la pensiamo o la pensiate, senza la Rivoluzione Russa, probabilmente, non
sarebbero state possibili le grandi conquiste sociali dei lavoratori.
8
novembre 2017 (Alfredo Laurano)
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