Fu proprio qui che la sua mente raffinatissima partorì un'idea geniale, degna di un grande sognatore rivoluzionario: una scuola costruita dai confinati per dare al popolo le armi della cultura. Nella prima lettera dal carcere (19.12.1926) racconta le fasi dell’arresto, i trasferimenti da un carcere all’altro, le condizioni di vita e il regime carcerario del periodo fascista.
Dal febbraio 1927 fu detenuto nel carcere milanese di San Vittore e Il 28 maggio 1928 comparve di fronte al “Tribunale Speciale Fascista” istituito da Mussolini, l’anno prima, dove iniziò il processo a 22 imputati comunisti, fra i quali Umberto Terracini, Scoccimarro e Roveda.
Presidente è un generale, i giurati
sono cinque consoli della milizia fascista, relatore accusatore l'avvocato
Isgrò, tutti in uniforme. Intorno all'aula, “un doppio cordone di militi in
elmetto nero, il pugnale sul fianco ed i moschetti con la baionetta in canna”.
Gramsci è accusato di attività
cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento
all'odio di classe.
Il pubblico ministero concluse la sua
requisitoria con una frase rimasta famosa: “Per
vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare”.
E, infatti Gramsci venne condannato a oltre
venti anni di reclusione. Il 19 luglio fu rinchiuso nel carcere di Turi (Bari),
dove rimase fino al 1934, quando, in seguito al grave deterioramento delle sue
condizioni di salute, ottenne la libertà condizionata e fu ricoverato in
clinica, dove trascorse gli ultimi anni della sua breve vita.
Morì
nell’aprile del 1937.
8
novembre 2017 (Alfredo Laurano)
«Agitatevi, perché avremo bisogno di
tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di
tutta la vostra forza.
Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra
intelligenza». [Antonio Gramsci]
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