In
principio era il telefono: del
posto pubblico, di casa, della prenotazione, del duplex, del bar, della cabina,
dei gettoni. “Che fa, continua…raddoppia?
Poi, l’oggetto del desiderio divenne
piccolo e portatile, vibrante e luminoso e si trasformò in telefonino cellulare.
E tutti scoprirono la comodità e il fascino indiscreto di parlare in auto, al
mare, sul tram, sui treni, in strada, camminando, e di urlare i fatti propri a
chi passava, per esaltare il proprio esibizionismo.
Venne, in breve, però, anche il tempo
dei mini computer da tasca e da passeggio, come fossero gelati, che qualcuno ha
battezzato smartphone, telefono intelligente, con
capacità di calcolo, di memoria e di connessione dati, basato su un sistema
operativo per dispositivi mobili, arricchito da funzionalità multimediali e in
grado di caricare pagine e siti web, di installare attività aggiuntive
attraverso le cosiddette App.
Da un po’ di tempo, diciamo da una
decina d’ anni, parliamo e scriviamo, inevitabilmente e continuamente, di
Internet, delle nuove tecnologie, di quanto la nostra vita quotidiana sia
cambiata e di come non sia più la stessa dopo l’avvento degli smartphone,
attorno ai quale ruota quasi ogni momento della nostra giornata e la gestione
delle interazioni sociali.
Di quanto la Rete possa essere pericolosa, del fatto
che i giovani siano sempre più alienati e dipendenti, affetti dalla cosiddetta
sindrome della testa china - nell’arco di qualche decennio, secondo la scienza,
potremmo diventare un popolo di gobbi - a guardare lo smartphone, anche quando
mangiano, escono, guidano, camminano, amoreggiano.
Intanto, ricordiamo che con un semplice
smartphone è possibile portarsi Internet, e la sua globalità di contenuti on
line, sempre dietro e ovunque.
E’ un po’ come provare lo stupore dei presocratici, prima, e di Platone e Aristotele, poi, che cercavano, agli albori della filosofia, l’arché (il principio originario di tutte le cose), che affrontavano, superando il mito, il problema ontologico (che cosa esiste?) e dibattevano all'infinito il tema gnoseologico della conoscenza. Per noi, è come avere la verità e il mondo in tasca, col principio dell'essere e del divenire.
E’ un po’ come provare lo stupore dei presocratici, prima, e di Platone e Aristotele, poi, che cercavano, agli albori della filosofia, l’arché (il principio originario di tutte le cose), che affrontavano, superando il mito, il problema ontologico (che cosa esiste?) e dibattevano all'infinito il tema gnoseologico della conoscenza. Per noi, è come avere la verità e il mondo in tasca, col principio dell'essere e del divenire.
Il web, inoltre, ha fatto entrare nella
nostra vita quelle persone che prima incontravamo solo in giro, alle poste, al
parco, al mercato o sui mezzi pubblici. Di cui ignoravamo vizi e virtù, le opinioni
su politica, sport e società o su ciò che accade nel mondo. Adesso sappiamo
esattamente come la pensano, senza nemmeno avere il piacere o il fastidio di
conoscerle.
Ma ha anche contribuito a rendere
sempre più rarefatto il dialogo, quello vero, quello fatto da uomini e donne
che si guardano negli occhi e non tramite un display. I social, WhatsApp,
Twitter e le tante altre app di questo tipo, cui accediamo non appena abbiamo
un momento libero, hanno alterato profondamente i rapporti umani, la
comunicazione, il modo, la gestualità e il linguaggio. Basta osservare un
gruppo di amici al ristorante: prima si parlavano e ridevano per ore, oggi sono
tutti intenti a postare foto e messaggini o a spulciare le ultime notifiche di
Facebook.
Nel corso degli anni Internet ha
portato molti grandi benefici nella nostra vita e, ad esempio, oggi non abbiamo
più bisogno di uscire da casa ogni mattina per andare a prendere il giornale,
non è più necessario andare in banca per sapere quanti soldi abbiamo o per fare
un bonifico o per pagare le tasse. Non abbiamo nemmeno più bisogno di ricordare
una data, un appuntamento, un compleanno, una scadenza, un numero di telefono o
come si scrive correttamente una certa parola.
Internet fa tutto questo per noi on
line, a qualsiasi ora del giorno e della notte, rendendo obsolete cose che un
tempo necessitavano di oggetti o apparecchi specifici. Oggi si fanno
velocemente davanti al computer o con uno smartphone.
In pochi centimetri, si concentra una
quantità virtualmente infinita di funzioni.
Ce lo diciamo e ripetiamo quando ci
incontriamo, quando facciamo quattro chiacchiere in salotto, quando confessiamo
le nostre debolezze e critichiamo la nostra nuova dipendenza.
Ma non sempre riflettiamo su tutto ciò
che questa rivoluzione ha di fatto sostituito, cancellato o compromesso fra
cose, riferimenti e abitudini, che prima sembravano indispensabili o
irrinunciabili.
- I telefoni pubblici e le cabine non
esistono più.
- Le cassette audio e i dischi sono
state uccisi dai CD, i CD dai lettori MP3, i lettori MP3 dalla musica online in
streaming. Si scarica o si compra a piacimento.
- C’è qualcuno che compra ancora
un'enciclopedia, quando su internet c’è Wikipedia e si può cercare qualsiasi
informazione in un secondo? Oggi le enciclopedie cartacee non esistono più, se
non per fare antiquariato o arredamento.
- I giornali ancora vivono, ma vendono
poco e sempre meno. I quotidiani guadagnano di più con la versione online che
con quella cartacea e se non ci fossero sovvenzioni pubbliche, la metà di loro
chiuderebbe.
- Lo stesso vale per le macchine
fotografiche e rullini, per cineprese e pellicole che ci hanno insegnato a
fotografare: non hanno più senso visto che foto e video possono essere fatti da
un qualsiasi smartphone, con lenti di buona qualità. E tutto si conserva
rigorosamente in digitale e si condivide facilmente.
- I mercatini dell'usato esistono
ancora, ma il canale di vendita predominante è e sarà sempre di più quello online,
a partire da Ebay e da tanti altri simili. Anche l’e-commerce va alla grande
(perché è comodo, veloce e si risparmia), basti pensare allo strapotere di
Amazon.
- A parte quelle ufficiali della
burocrazia, lettere e cartoline (resistono quelle da viaggio) non si scrivono
più a penna e sono sostituite dalle più comode ed economiche Email. Solo
qualche ultimo romantico stila a mano e con l’inchiostro i suoi tormenti d’amore.
- Trovare oggi qualcuno che usa una spiegazzatissima
cartina stradale, magari aperta sul cofano della macchina, per cercare un luogo
o una destinazione, è come vedere i mitici Totò e Peppino a Milano: ”Noio, volevan savuair…” Ogni smartphone
ha anche il suo bravo GPS ed il navigatore con mappa incorporata e voce guida.
- Anche le Pagine Utili, Gialle,
Bianche o altrimenti colorate continuano a essere stampate e distribuite, con
grande spreco di carta e di denaro, ma oggi nessuno le consulta più.
- Segreterie telefoniche, stazioni
meteo e sveglie non stanno più sul comodino, ma sono incorporate nei magici
telefonini, come pure gli archivi musicali e i registratori vocali.
- I libri sono diventati e-book o si
leggono sul telefonino, senza portare pesi e ingombri.
- I negozi di musica e videonoleggio
sono ormai un residuo degli anni ‘90 e sono quasi spariti in tutte le città.
- Orologi, torce, giochi in alta
definizione e telecomandi, che possono comandare a distanza una smart TV, un
condizionatore, le tapparelle, la lavatrice, la caldaia o l’impianto
dall’allarme, coesistono felicemente sempre nei magici cellulari intelligenti
che, almeno da una parte, ci semplificano la vita.
Insomma, è come avere nel palmo della
mano tantissimi oggetti che svolgono molte, diverse e importanti funzioni. Ed
averli contemporaneamente, con buona pace di tutti quelli che, senza pietà,
hanno soppiantato.
Senza dimenticare anche la mansione gossip, la classica
attitudine a spettegolare di questo o quello, seduti al bar o dove capitava,
assorbita anch’essa dai Social e da WhatsApp.
E pensare che fino a poco tempo fa, ci
accontentavamo di chiamare, di inviare un breve sms, a pagamento, di scattare
qualche orribile foto, di fare una divisione con l’utile calcolatrice, per
pagare il conto in pizzeria.
In realtà, i colpevoli che hanno ucciso
più tecnologie sono proprio i cinici smartphone, non il solito imputato
Internet. E non finisce certo qui.
(Alfredo Laurano)
(Alfredo Laurano)
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