Non
basta la tragedia quotidiana dei migranti, l’infamia dei trafficanti di
umanità, le fughe impossibili nel deserto, i viaggi della speranza o della
scommessa per la vita, i barconi che si capovolgono, i tanti che affogano e i dispersi,
inghiottiti dall’acqua di un mare assassino, che non hanno mai visto prima, e che
diventa tomba.
C’è
anche di più, di più atroce, di più beffardo e cinico, nel crudele destino che
segna questa larga genìa di figli di un dio minore.
Favour,
la bellissima bimba nigeriana di nove mesi, è arrivata a Lampedusa da sola. La
mamma, infatti, incinta del secondo figlio, è morta durante la traversata per
gravi ustioni da carburante.
Smarrita
e inconsapevole, Favour è stata amorevolmente accudita, visitata, abbracciata,
rifocillata e rivestita con abiti nuovi. Ha bevuto latte, ma non quello della
sua mamma che non sa di non avere più.
Come
hanno raccontato i sopravvissuti dello sbarco, che i soccorritori hanno
definito terribile per le pessime condizioni in cui sono arrivati i profughi,
la piccola Favour – il cui nome in italiano significa “Privilegiata” - ha già
una storia tragica alle spalle.
Sul
gommone è stata salvata da una donna che l’ha protetta e tenuta stretta a sé,
anche dopo che il barcone si è rovesciato e la sua mamma è morta, non annegata,
ma imprigionata e bruciata nella stiva, a ridosso dei motori. E’ il posto che
costa meno per viaggiare o per morire su quelle carrette fatiscenti.
Per
tutto il giorno è stata curata e seguita da Pietro Bartolo, responsabile medico
del Poliambulatorio di Lampedusa e protagonista dell'ultimo film di Gianfranco
Rosi, "Fuocoammare".
È rimasta in ambulatorio per alcune ore, poi l'eroico medico l’ha accompagnata nel centro d'accoglienza per i più piccoli, consegnandola alla polizia femminile.
È rimasta in ambulatorio per alcune ore, poi l'eroico medico l’ha accompagnata nel centro d'accoglienza per i più piccoli, consegnandola alla polizia femminile.
Sono passati non molti mesi da quando l’immagine simbolo del piccolo Aylan, trovato morto su una spiaggia turca, sconvolse tutto l’Occidente che gridò in coro “Mai più” e molti scrissero “Where is the world?”, su improvvisati cartelli, per inchiodare i potenti alle proprie responsabilità. Ma, da allora ad oggi, sono annegati almeno altri cinquecento bambini.
Le foto
di quel bimbetto siriano di tre anni, con la maglietta rossa e le scarpine blu,
fecero il giro del mondo e, oltre alla commozione collettiva, determinarono un
certo rilancio delle politiche europee per l’accoglienza.
Adesso
tocca alla piccola Favour, orfana fortunata e già definita nuova star della
cattiva coscienza dell’Europa, smuovere l’indifferenza e tenere accese le luci
su questo infinito esodo di migranti respinti e disperati.
Ma
per tutti gli altri, figli e genitori emarginati, vessati, maltrattati, diversi,
meno fortunati e meno degni, non c’è nessuna fila.
(Alfredo Laurano)
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