domenica 29 maggio 2016

DUE RUOTE DI PASSIONE

Chi ama lo sport e ne apprezza i suoi valori, autentici e più limpidi, ieri ha vissuto una straordinaria pagina di emozioni, di confronto, di sfida, ma anche di vera umanità.
Il ciclismo è forza, fatica e sacrificio, soprattutto quando la strada sale, crescono i tornanti e la cima resta lontana. Nelle gambe ci sono già tanti chilometri, c’è la stanchezza, il calore del sole e il sudore, oppure c’è la pioggia, il freddo e il vento che taglia la faccia e segna ogni centimetro di pelle. Ma la testa, che quelle gambe comanda, decide di combattere, anche con se stessa, e di tenere duro, di affrontare quella primitiva lotta e quel cimento. E ti costringe a stringere i denti e pedalare.
L’impresa di Vincenzo Nibali, lo Squalo siciliano, resterà nella memoria e nelle più belle pagine della storia delle corse in bicicletta. Un’ impresa, la sua, che nessuno, in anni recenti, era riuscito a realizzare: recuperare e ribaltare un distacco così grande in due sole tappe. Roba d’altri tempi: soltanto quattro giorni prima era crollato ad Andalo, sprofondando a quasi cinque minuti di ritardo dalla maglia rosa di Kruijswijk. Tutti, ovviamente, speriamo e confidiamo nella sola forza vera del campione.
A duemila metri dal Colle della Lombardia, l’amico Scarponi che l’aveva aiutato ed incalzato, già nella tappa precedente, si scansa di lato, come a dargli il via: lui scatta sulla salita, in piedi sui pedali, parte con decisione e stacca tutti.
Il piccolo colombiano dal sorriso buono, che aveva appena conquistato il giorno prima quella maglia rosa, per un po' lo insegue, prova a resistere a quel caparbio strappo, poi inizia il tormento. I sogni di Esteban Chaves svaniscono come il suo primato, mentre lo Squalo affronta una discesa da paura, piegandosi in un tutt’uno con la sua bicicletta.


Nella salita finale quasi non avrebbe più bisogno di spingere: l'urlo del pubblico, dei tifosi e dei Can-nibali, assiepati verso Sant'Anna di Vinadio e sul traguardo, lo fa volare verso la vittoria del Giro.
Resta in tutti gli sportivi il dispiacere per quel ragazzo colombiano, dal viso simpatico e pulito, che torna secondo, a meno di un minuto. Anche lui ha lottato, ha sofferto e ce l'ha messa tutta e, pur sconfitto, non ha smesso di sorridere: merita ogni applauso e incoraggiamento.
Un’avventura, epica ed emozionante che ha avuto anche un risvolto non proprio secondario, un epilogo da avvincente romanzo popolare a lieto fine, un momento di grande commozione: i genitori di Chaves, per la prima volta in Europa, aspettavano il figlio Esteban in rosa per festeggiarlo, ma trovando Nibali - nuovo leader del Giro, che lo ha appena spodestato - sono comunque i primi ad abbracciarlo e a congratularsi, con genuina spontaneità.
Un gesto nobile e sincero, una pagina di rara umanità che solo lo sport, o forse solo il ciclismo, sa regalare.
29 maggio 2016 (Alfredo Laurano)

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