Tottenham,
Arsenal, Manchester City e United, Chelsea, Liverpool: da oggi nella storia
della Premier League inglese c’è anche lo sconosciuto Leicester, che vince meritatamente
il titolo nel campionato più ricco, difficile e competitivo del mondo e
realizza una delle più grandi imprese sportive di sempre.
Un
club di comprimari, destinato a un ruolo secondario tra le grandi del pallone
inglese, ha riscritto le pagine del Calcio, rigenerando - come qualcuno ha
detto - una maledetta ciurma di carneadi. Da un mazzo di scarti, di emarginati
e di incompresi delle grandi squadre ha forgiato un mix di abilità e potenza,
quasi invincibile.
Una
squadretta di provincia di eterni perdenti, incapace in 132 anni di storia di
vincere uno straccio di titolo e nemmeno una coppetta, può oggi scolpire
nell’eternità del Calcio il nome della città di Leicester.
Una
favola che si fa leggenda, una specie di miracolo che non si è quasi mai visto nella
religione del dio pallone. Come se, in Italia, avesse vinto il Carpi, il Sassuolo
o il Frosinone.
La
gioia collettiva di una piccola città di trecentomila abitanti, dove i bianchi
britannici sono minoranza e più dell’altra metà immigrati, è esplosa in ogni
angolo del mondo, diventando una specie di mania globale.
E’
la rivincita di chi cerca un fiero riscatto e gode della vittoria dei buoni,
degli emarginati, dei più deboli e dimenticati che hanno saputo demolire la
nobiltà e la ricchezza di club faraonici, che non guardano a spese e hanno le
bacheche gonfie di trofei.
E’
la storia di tanti pastorelli Davide che, armati di un semplice pallone e tanto
spirito di sacrificio, e guidati dell’epico Raniero il condottiero, non più
eterno secondo, sconfiggono i Golia, temibili e invincibili giganti Filistei.
E
le magliette, le sciarpe, le bandiere e i drappi del color del mare dominano e
inondano una città che si dipinge di blu, travolta da un’onda anomala di
piacere intenso e di passione. Immagini festose, colori e sensazioni che - lo
dicevo pochi giorni fa, a proposito delle lacrime all’Olimpico di Roma - solo
lo sport, nobile e pulito e lontano da ogni forma di violenza, sa raccontare
coinvolgendo persone, sentimenti ed emozioni collettive, in un tripudio di
estasi e di commozione condivisa.
E’
la bellezza della sfida e del confronto capace di ribaltare i valori e di riscrivere
favole e graduatorie. Spesso, con l’aiuto del Caso che offre, a volte, un’opportunità
e accompagna un sogno che si trasforma in mito.
In
fondo, basta poco a costruire un frammento di felicità: un pallone, un bicchiere,
una fede e una bandiera per cullare un’incredibile, carezzevole illusione.
Siamo
autenticamente umani.
(Alfredo Laurano)
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