mercoledì 6 aprile 2016

LA PAURA FA OTTANTA

Così titola, con la consueta arguzia, “il Manifesto”.
In effetti, son tempi duri per il nostro ducetto del Consiglio.
“Non sei all'altezza del ruolo che ricopri, non stai mostrando in questi passaggi delicati della vita del Paese e della sinistra la statura di un leader, hai solo l’arroganza di un capo”, gli ha detto, con inaudita durezza, il sempre mite Gianni “Cooperlo” (definizione di uno stupito Crozza), nel corso della Direzione del Pd.
"Tu non stai facendo il segretario - ha continuato Cuperlo - e stai spingendo molti ad andarsene via. Magari in cambio avrai applausi da destra, ma rischiamo di perdere pezzi della sinistra. Io sento il peso di stare in un partito che non ha molto delle ragioni che me lo hanno fatto scegliere, anche se tu mi risponderai con un semplice ciao".

A tutta propaganda, la risposta e le mosse dell’accusato, che ha subito la stoccata.
Renzi attacca la minoranza del PD, come da tradizione, e anche la magistratura, con un repertorio ormai consolidato, pur rivendicando una differenza dal campione della materia, Silvio Berlusconi.
Imperversa su Facebook e si augura che il referendum sulle Trivelle fallisca.

Poi, per distrarre l’opinione pubblica dallo scandalo petrolio-Tempa Rossa che, insieme alla spinosa vicenda di Banca Etruria, lo sta mettendo in forte crisi, annuncia il suo ennesimo coup de théâtre: daremo 80 euro anche alle pensioni minime, replicando - ma sembra essere al momento solo uno spot pubblicitario - la fortunata mossa di qualche tempo fa - guarda caso a ridosso delle Europee del 2014 - che aveva corrisposto al ceto medio e alle famiglie con reddito di 1500 euro al mese.
E aggiunge che non è una marchetta.
Resta il fatto, ma sarà anche questo un caso, che fra qualche settimana è in arrivo un importante voto amministrativo e che nel suo governo, ministri, indagati, banche, lobby e conflitti d’interessi sono ormai una costante e una imprescindibile attrazione
6 aprile 2016 (Alfredo Laurano)

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