Cantava Gaber: "la libertà non è uno spazio
libero, libertà è partecipazione".
Il concetto renziano di democrazia è un po’
diverso e, soprattutto, molto relativo.
Nel discorso alla Camera sulle riforme, il
premier furioso si è scagliato contro le opposizioni che hanno deciso di non
votare e hanno abbandonato l’aula.
Ha detto che si può votare a favore o
contro, ma scappare dal dibattito è indice di povertà sui contenuti, cioè, una
scelta vile. Non ci fa una piega!
Peccato, però, che pochi giorni fa, questo
maestro di coerenza aveva invitato gli italiani a non andare a votare il
referendum di domenica prossima sulle trivelle.
Quindi, nella logica renziana, chi non vota
le riforme è povero di contenuti, ma chi non vota al referendum che cos'è?
Un inconsapevole
ostaggio di quello sconclusionato sillogismo o un lunatico capriccioso e imprevedibile?
“Dipende, da che dipende, da che punto guardi
il mondo tutto dipende” (Jarabe de Palo).
E, visto che il provvedimento - non avendo
ottenuto la maggioranza di due terzi dei componenti di ciascuna Camera - sarà
sottoposto a referendum popolare il prossimo ottobre, cosa dovranno fare i
cittadini, andare al seggio, andare a funghi o andare a spasso? Tirare a sorte o chiedere
consiglio all'oste Matteo o all'indovino? Dipende, tutto dipende!
Luigi Pirandello, 1932 |
Del reale, sosteneva Pirandello, ognuno può
dare una propria interpretazione che può non coincidere con quella degli altri.
La verità non è assoluta, non esiste o, meglio,
non esiste un’unica verità; tutto è relativo, nelle forme, nelle convenzioni,
nell’esteriorità.
Tutto è variabile come il tempo, come l’umore,
come il voto e i referendum.
Così è,
se vi pare.
(Alfredo Laurano)
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