Ho
avuto il privilegio di conoscere Giovanni Berlinguer, fratello di Enrico, una
quindicina di anni fa per un’intervista sul tema dell’utilizzo degli animali
nella pubblicità.
Mi
accolse - con la mia troupe - con estrema gentilezza nella sua casa di via s.
Giacomo a Roma, in compagnia della dolce e sorridente moglie Giuliana (regista,
sceneggiatrice) - scomparsa pochi mesi fa - e del suo amato gatto Cun Cun.
I
libri, accatastati a piccoli mucchi, ma con un certo ordine, cominciavano dalla
porta d’ingresso e seguivano di lato la breve scala che portava al piano e alle
librerie, stracolme.
Parlammo
per un po’ dell’attualità e del significato di quel servizio e, dopo un buon caffè,
sulla sua poltrona, espose il suo punto di vista in favore di telecamera.
Sempre col suo cicciotto gatto bianco in braccio, che coccolava con discrezione
e a cui chiese, alla fine, “e tu che ne
pensi?”.
Fu
un magnifico incontro, un’appagante e gratificante conoscenza.
Dopo un paio d’anni, c’incontrammo,
casualmente, sul prato del Circo Massimo, in occasione di una manifestazione
contro la guerra e ci scambiammo un caloroso abbraccio.
Deputato,
medico, scienziato: una persona di sinistra mite, curiosa, spiritosa e combattiva.
Di grande umanità, di grande cultura e di assoluto rigore morale.
Protagonista
della storia politica e culturale di questo Paese, che ha vissuto sempre con
impegno e passione e con una certa riservatezza.
Un
bella persona. Una scomparsa che addolora.
Ciao
Giovanni Berlinguer.
6
aprile (Pasquetta) 2015
(Alfredo Laurano)
(Alfredo Laurano)
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