Anche i miei amici DIV, ieri, per festeggiare la Liberazione -
nel nostro caso più dalla fame e dalla temuta anoressia (perdonate
l'irriguardosa blasfemia) - hanno avuto la gioia di scoprire quel vicoletto
nascosto e scosceso dove, quasi per magia, si apre un luogo antico di sapori e
profumi dimenticati.
Un luogo veramente fatato e suggestivo che riesce a raccontare
con i suoi piatti la storia di una cucina semplice e genuina, ma mai banale.
Dove trionfano le erbe, gli accostamenti, la ricerca attenta delle materie
prime, i vini e la fantasia che ogni giorno si rinnova.
Il nome del locale è già evocativo dell’atmosfera che lì si
respira.
All'Osteria del Vicolo Fatato del Piglio il tempo sembra
essersi fermato: la cucina si fa poesia e ogni pasto, ogni portata è
un’esperienza culturale che esalta i sensi, magnifica la mente e inebria le
papille.
Quella sobria tavola, di Nadia e di Pompeo, ti coccola e ti
abbraccia con cortesia e rispetto, senza mai essere invadente. Ti accende e ti
delizia, con garbo e con misura.
Come una volta, quell'osteria fatata, celebra la convivialità e lusinga l'amicizia, in un viaggio riflessivo nella terra del gusto e del piacere che conduce all'estasi del timido gourmet.
Come una volta, quell'osteria fatata, celebra la convivialità e lusinga l'amicizia, in un viaggio riflessivo nella terra del gusto e del piacere che conduce all'estasi del timido gourmet.
26 aprile 2015 (Alfredo Laurano)
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