Aveva detto di
voler "chiudere la discussione definitivamente, perché qui non stiamo
giocando a Monopoli". E l’ha fatto.
Il puffo Renzi non ammette repliche,
dissensi e mediazioni, né giochi da tavolo, tra probabilità, imprevisti,
prigione e Parchi della Vittoria.
All'assemblea
notturna dei deputati PD sulla legge elettorale, il sì all'Italicum passa con
190 voti. Mancano tutti gli esponenti della minoranza, i non votanti sono stati
120, circa un terzo del gruppo. Speranza si dimette da capogruppo.
Una legge
elettorale - mai discussa, se non a porte chiuse con Berlusconi – che,
riproponendo le liste bloccate e un premio di maggioranza, attribuisce la
maggioranza assoluta dei seggi ad uno schieramento che non rappresenta neanche
un terzo dell'elettorato, non si può e non si deve criticare sia nel metodo e
che nel merito.
Renzi vuole
comandare, non governare: per ora ha solo rottamato con disprezzo e cinismo i
diritti dei lavoratori, mentre la disoccupazione non scende e l’economia non
riparte.
Arroganza,
indifferenza, diktat, minacce, annunci, menzogne e ricatti, già conosciuti con
il ventennio berlusconiano, si ripetono con questo Governo e in quel partito,
usato e gestito come bene personale, non certo in linea con la storia e la
tradizione della sinistra italiana.
Ma cosa aspettano
a votargli contro, a mandarlo a casa?
Perché non se va in Forza Italia, sua lido naturale,
e si butta tra le braccia dell’ormai libero Berlusconi – in grave crisi di
partito e di consensi - che lo accoglierebbe con la banda a porte spalancate?
16 aprile 2015
(Alfredo Laurano)
(Alfredo Laurano)
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