E’ bellissimo, affascinante, possente e
straordinario. Una scultura irregolare dalle forme fantasiose e libere, che
ricordano fattezze umane o di animali o profili d’arte.
E’ un simbolo di civiltà,
di pace e tradizione e della nostra storia. E non solo perché ci regala il
prezioso oro verde e liquido.
Il Salento è in piena emergenza ulivi. Un
milione di piante malate.
La Xylella fastidiosa - un batterio
sconosciuto in Europa - uccide quegli ulivi secolari, imponenti e maestosi, e sembra
essere la causa del loro disseccamento rapido. E’ come veder cadere al tappeto
un gigante dello sport, amato e popolare: fa male al cuore.
L'epidemia sta galoppando, il contagio
cammina a una velocità spaventosa. Sotto accusa, le piante ornamentali olandesi
- oleandri, mandorli e ciliegi - importate dalla Costarica, soprattutto a
Gallipoli.
La Xylella fastidiosa, che li sta decimando,
passa di pianta in pianta grazie a un cosiddetto insetto-vettore: la cicala
sputacchina.
Certo, questi nomi sembrano da barzelletta o
da fiaba per l’infanzia, ma quando l’albero è raggiunto dal batterio, è segnato
sul serio: cominciano a morire le foglie dei rami più alti e la malattia si
estende rapidamente alle altre parti. Non c’è soluzione, pare, si può solo
tagliarla per evitare che l’insetto sputacchino ne faccia una breve “tappa” di
soggiorno, passando poi su un’altra, propagando così l’epidemia.
La
situazione è talmente grave che si stima siano almeno un milione le piante già
infette, più o meno il 10% degli ulivi salentini e la cifra potrebbe perfino
essere più alta.
Il danno è gravissimo dal punto di vista
economico, storico, culturale e paesaggistico, visto che la Puglia è popolata
da tantissimi alberi d’ulivo, in gran parte centenari, se non millenari. Allo
stato attuale, l’Unione Europea, per evitare che il contagio si espanda nel
continente, spinge per la soluzione più drastica: l’espianto degli ulivi
malati. La vicenda sta avendo una grande eco mediatica ed è contestata dagli
ambientalisti.
Diversi agronomi affermano, però, che le cure
tradizionali sono efficaci e che la Xylella non c’entri con la malattia.
Le cause potrebbero essere il completo
abbandono delle comuni pratiche colturali, come le potature, le concimazioni, le
arature, le irrigazioni e il massiccio uso di micidiali pesticidi, erbicidi,
concimi chimici, OGM e fitofarmaci, che continuano ad avvelenare gli ulivi e
tutto l’ecosistema.
Queste micidiali sostanze chimiche distruggono
vermi, lombrichi, microrganismi del terreno che trasformano “tutto” in
nutrimento-concime (humus) per le piante e, quindi, si abbassano le difese
immunitarie delle piante stesse: senza più nutrimento, né difese immunitarie,
le piante si indeboliscono, “soffocano”, muoiono e, di conseguenza, qualsiasi
parassita, anche il più banale e innocuo, può attaccarle e farle morire
definitivamente, come accade anche per l’uomo.
Non
sono quindi i parassiti, i batteri, i funghi, i virus a far ammalare e morire
gli ulivi, ma sono solo ed esclusivamente i veleni presenti in agricoltura.
Appare in ogni caso strano che esperti, ricercatori
e luminari si siano espressi poco su come combattere il batterio killer.
Da troppo tempo, ormai - sostengono sempre
gli agronomi - stiamo assistendo a vergognose e continue campagne di terrorismo
speculativo sui naturalissimi parassiti delle piante: tecnici e politicanti,
gridano al disastro, non per curare, ma solo per avere fondi pubblici per
estirpare le piante.
Le parassitosi sono fenomeni naturalissimi e
transitori e, al massimo, effetti di squilibri su cui intervenire, ricostruendo
gli ecosistemi e favorendo così anche il ritorno dei predatori naturali.
Occorre ripristinare gli equilibri alterati, a volte, dallo stesso uomo, ricreando
gli habitat degli insetti insettivori.
In Puglia ora, pendono pesanti sospetti sulla
speculazione del mercato della biomasse, delle multinazionali della agro-chimica
industriale, OGM compresi, come quelli di mille altre speculazioni.
E’ pur vero che, in quest’epoca di ecoballe, di
ecobufale ed ecomafie e dei soliti complotti giudo-pluto-massonici, si gridi
troppo facilmente alla congiura: le multinazionali vogliono distruggere l’olio
pugliese per fare spazio a quello geneticamente modificato. Nel frattempo ci
avvelenano con le scie chimiche e i microchip sottopelle.
Altri coltivatori, per esperienza tramandata
da tempi antichi, affermano che per difendere gli alberi - non solo gli olivi,
ma anche gli agrumi - da insetti e funghi batterici è sufficiente irrorarli con
una soluzione di acqua, sapone di Marsiglia e ossido di rame su chioma e
tronco. Oltre a non essere tossica per l’uomo, non inficia neppure le
caratteristiche organolettiche dei frutti.
Le piante, anche già gravemente ammalate,
presenterebbero evidentissimi segni di ripresa dopo meno di due settimane dal
trattamento. Sempre se ciò fosse vero.
Purtroppo,
per gli speculatori e per le varie multinazionali, è una cura troppo economica.
Una strage di giganti si profila
all’orizzonte e già oggi hanno abbattuto i primi sette secolari.
Dobbiamo
cercare di salvare quegli ulivi che sono parte della nostra cultura, ma sono anche
alla base della nostra dieta quotidiana: non è giusto eradicarli e distruggere
un tal patrimonio, senza provare cure o cercare di debellare o arginare la “fastidiosa”.
C’era una volta una cicala sputacchina che
portava a spasso la Xylella fastidiosa…ma non usciva dalla Puglia.
Resta,
allora, una domanda: come mai questo fenomeno non esiste nelle province
limitrofe, dove non è presente nemmeno il batterio: è solo un'incredibile coincidenza…o
la cicaletta non ha il navigatore?
14
aprile 2014 (Alfredo Laurano)
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