Tra una strage e l’altra - civili, come
quella del boing tedesco schiantatosi sui monti della Francia, o criminali,
come quella di Parigi, del Bardo di Tunisi e quella fresca fresca di ieri di
150 studenti massacrati in Kenya - anche quest’anno arriva Pasqua. E porta il
suo messaggio di amore e fratellanza.
Cristo risorge, ma non vede. Sangue e teste
continuano a scorrere nei fiumi immensi della follia umana, a dispetto delle
feste e delle tradizioni. E nemmeno i tanti Lazzaro del mondo risorgono, si
alzano e camminano.
Intanto, domenica scorsa, i cristiani si sono
scambiate le palme e i rami d’ulivo in segno di pace e fra due giorni celebrano
la rinascita del Cristo.
Soprattutto a tavola.
Oltre ad essere (o, forse, lo era) un momento
di riflessione soprattutto spirituale, carico di simbologie, allegorie e di
contenuti storico-metaforici, questa festività vanta anche una lunga cultura
gastronomica costituita da ricette particolari, piatti caratteristici e
dolciumi tipici, i cui ingredienti vengono tramandati da secoli.
La Torta Pasqualina, tipico piatto rustico
del pranzo della festa è una torta salata che risale al XV secolo. Specialità
genovese, che oggi viene considerato rustica, in origine rappresentava un vero
e proprio piatto pregiato e da occasione speciale, poiché al suo interno si
ritrovano ingredienti allora molto costosi, quali le uova e i formaggi.
Il rivestimento della torta, allora come
oggi, viene ottenuto lavorando fogli di pasta che, per tradizione, devono
essere trentatré, come gli anni di Gesù.
Nella gastronomia pasquale, tuttavia, la
parte principale la fanno la Colomba e le Uova di Cioccolato.
Simbolo di pace e fratellanza
nell'iconografia cristiana, la Colomba - dolce lievitato da forno, simile al
panettone - sembra vantare origini molto antiche.
La leggenda narra, infatti, che i Longobardi
capitanati dal Re Alboino, scesero in Italia al fine di conquistare Pavia.
L’assedio durò tre anni e terminò con la resa della città lombarda proprio il
giorno di pasqua dell'anno 572. Quando Alboino entrò in città, gli andò
incontro un artigiano che recava in dono quattro particolari pani a forma di
colomba: essi furono talmente apprezzati dal Re che promise di rispettare la
città e i suoi abitanti.
Il vero e proprio dolce della Pasqua
odierna, però, è senza dubbio l'Uovo di Cioccolato, apprezzato in ogni dove e
capace di mettere d'accordo grandi e piccini.
L’uso del cioccolato, tuttavia, è subentrato
in epoca piuttosto recente, poiché in origine ad essere donate ad amici e
parenti erano uova vere di gallina, decorate o dorate a mano.
Oggi, queste si consumano ancora nella
colazione del mattino pasquale, sode, col salame e con la pizza al formaggio.
L’atto di donare le uova non è proprio
solamente della tradizione cristiana.
Molte le popolazioni antiche che si
scambiavano tale alimento in regalo, anche come dono rituale e sacrale: i
greci, gli egizi, i persiani e addirittura gli abitanti della Cina antica.
Oggetto fortemente simbolico già in molte
credenze antecedenti al culto cristiano, l’uovo rappresentava una sorta di
rinascita della natura nel passaggio dall'inverno alla primavera.
Sopraggiunta
la fede cristiana e rielaborate le tradizioni pagane, l'uovo divenne simbolo di
della nuova vita che contiene e, quindi, della rinascita dell'uomo per
eccellenza, ovvero Gesù Cristo.
In
alcuni paesi, come la Gran Bretagna, ogni anno a Pasqua i bambini vanno a
cercare in giardino, fra l'erba e i cespugli, le uova che un dispettoso
coniglietto ha colorato e poi nascosto. Il coniglio come simbolo pasquale -
oltre che della fertilità - sembra
aver avuto origine in Germania nel XV secolo, come testimoniano le cronache
dell'epoca.
Poi si è molto diffuso negli Stati Uniti e nei paesi dell'Europa settentrionale, portato come tradizione da immigrati. In quei Paesi, le vetrine delle pasticcerie si riempiono letteralmente di coniglietti di cioccolata di tutte le dimensioni!
Poi si è molto diffuso negli Stati Uniti e nei paesi dell'Europa settentrionale, portato come tradizione da immigrati. In quei Paesi, le vetrine delle pasticcerie si riempiono letteralmente di coniglietti di cioccolata di tutte le dimensioni!
Infine, c’è l’agnello che rappresenta il
sacrificio di Gesù - buono e mansueto come l’animale stesso - che ha dato la vita per salvare l’umanità: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il
peccato del mondo” e, nello stesso tempo, è anche il simbolo dell’innocenza
e del candore, offerto dall’uomo in sacrificio durante la Pasqua ebraica.
L’episodio di Abramo che immola l’animale in
luogo del figlio Isacco, dalla tradizione ebraica venne poi adottato dal
cristianesimo, che paragonò l’agnello a Cristo che, come l’animale, fu
sacrificato senza colpa.
Nella religione cristiana diventò anche
emblema degli apostoli e in genere di tutti i semplici o gli innocenti, ovvero
uomini santi e peccatori redenti.
Ancora oggi l’agnello è il cibo della Pasqua
giudaico-cristiana: simbolo sacrificale per eccellenza, offerto a Dio, ma
consumato e divorato dall’uomo. Per devozione.
Privarsi
e rinunciare è da pagani.
4 marzo
2015 (Alfredo Laurano)
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