Come previsto, il puffetto-ducetto
fiorentino ha deciso: i dieci dissidenti della minoranza del suo partito (suo,
nel senso di proprietà) in commissione Affari Costituzionali per l’esame
dell’Italicum - Bersani, Cuperlo, Bindi
ecc. - sono stati destituiti, purgati e sostituiti con altri fedelissimi ed
allineati. Era già accaduto con Mineo per le riforme costituzionali del Senato.
Gli stessi esclusi non sono stati nemmeno invitati alla Festa commemorativa
dell’Unità, di Bologna.
La notizia, annunciata da giorni, conferma come, sulla
riforma delle legge elettorale, ma non solo, il premier Renzi sia più che mai
convinto a non concedere nulla al dissenso PD. “Non ci faremo fermare da
nessuno”, ha scritto su Facebook.
La decisione ha determinato anche la scelta delle opposizioni
di abbandonare i lavori, in forte polemica anche contro l'ipotesi del voto di
fiducia alla Camera, sempre più probabile.
Quello che sta accadendo è di una gravità inaudita. C’è un
governo arrogante e autoritario, che se ne fotte della legalità costituzionale,
più di quanto fosse quello di Berlusconi.
Bisogna tirare le conseguenze e farlo cadere in qualche modo
o affittare, o mettere all’asta, il superfluo Parlamento. Ne vedremo delle
belle, in Aula, almeno lo speriamo.
O dobbiamo prepararci
al regime, a un altro ventennio?
22 aprile 2015 (Alfredo Laurano)
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