Cominciano
ad essere troppi i casi di uomini di colore, disarmati, uccisi dagli agenti di
polizia negli Stati Uniti. Lo stesso Barack Obama ha ricordato che: "Ferguson non è un caso isolato."
A
North Charleston, in South Carolina, l'agente Michael Thomas Slager ha ucciso
Walter L. Scott, 50 anni, dopo un diverbio per una violazione stradale: l’aveva
fermato alla guida di una Mercedes perché aveva un fanalino rotto.
Stavolta,
l’omicida non poteva non essere incriminato - come accaduto in precedenti,
analoghi casi, anche di recente, perché ad incastrarlo c’è un video, registrato
con un telefonino da un passante.
M. T. Slager, lo sparatore |
Il
poliziotto aveva dichiarato di aver reagito perché temeva per la sua stessa
incolumità e, quindi, per legittima difesa, non sapendo di essere smentito del
filmato che mostra la vittima, disarmata e inseguita nel parco, a cui spara ben
otto colpi alle spalle. Poi, si avvicina all'uomo a terra, ormai privo di vita,
gli urla, per la scena: "Metti le
mani dietro la schiena!" e lo ammanetta. Non si sa mai, a volte i
morti ti scappano tra le mani!
Come
sempre accade, anche di fronte alla brutalità gratuita e all’evidenza dei fatti
e delle immagini, c’è qualche aspirante giustiziere nostrano che così commenta:
“È vero anche che una buona fetta della
popolazione afroamericana provoca i poliziotti, vuole lo scontro, cresce con
una cultura di ribellione e disprezzo verso le autorità e la legge.”
O
un altro latente schiavista che scrive che i poliziotti americani “sono addestrati per fare rispettare la
legge. Il criminale è scappato
infischiandosene del fermo e,
giustamente, ne ha subito le conseguenze.”
Allucinante,
ignobile, vergognoso!
Queste
parole fanno più schifo dei fatti a cui si riferiscono.
8
aprile 2015 (Alfredo Laurano)
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