Siamo tutti addolorati e sconvolti per l’assurda morte
di Mario il giovane carabiniere ucciso a coltellate a Roma, dietro piazza
Cavour.
Pare che il ventenne studente americano, qui in
vacanza con un amico e alloggiato in un famoso hotel della capitale, abbia
confessato il delitto, scaturito da un ignobile fatto di droga .
Ma, come sempre, è tutto poco chiaro, stando alle
ricostruzioni di stampa e dei media in generale.
È inevitabile porgersi delle
legittime domande. Quelle del comune cittadino, nauseato e stanco di tanta
violenza quotidiana
Perché i militari si sono presentati all’appuntamento solo
in due e in borghese? Non erano armati? Non avevano nemmeno il taser (pistola
elettrica che immobilizza)? Perché non hanno estratto l’arma? Perché il collega
non ha sparato all’aggressore mentre pugnalava il povero Mario?
Inutile sottolineare che lo stesso fatto, negli USA -
dove la polizia è assai brutale e determinata, pronta a sparare a chiunque
faccia un minimo di strano movimento o un abbozzo di tentativo di reazione a un
fermo – avrebbe avuto un esito completamente diverso. L’assassino non avrebbe
potuto nemmeno provare a prendere il coltello: lo avrebbero immediatamente steso
senza alcuna pietà.
Ne abbiamo visti a migliaia di questi casi,
soprattutto nei riguardi di certa popolazione di colore.
Ma qui siamo in Italia, il Paese dei prepotenti e dei
corrotti.
Dove si spaccia droga a cielo aperto, dove la cocaina
la prendono anche moltissimi politici, i cosiddetti Vip e uomini ricchi e importanti.
Dove il biondo Tevere è inquinato non solo dai
rifiuti, ma anche da quella abbondante polvere bianca, che scorre fino al mare.
Dove le forze dell’ordine, al di là degli abusi in
certi casi perpetrati (G8 di Genova, caserma Bolzaneto, scuola Diaz, Cucchi,
Uva, Aldrovandi ecc.), non sono adeguatamente tutelate, non hanno chiare regole
di ingaggio e direttive giuste e democratiche, se non quelle di reprimere
selvaggiamente studenti, sindacalisti e movimenti di protesta (vediamo che
altro succerà, tra poche ore, per il Tav in Val di Susa), come vuole e pretende il rigore del Ministero dell’Interno, di ogni governo in carica.
E alla fine, nella selvaggia stagione dell’indifferenza,
dove nulla cambia e tutto continua e si dimentica, nessuno è responsabile,
nessuno è colpevole di violenze, brutalità, vessazioni o abusi di potere.
Nessuno paga se non un povero, volenteroso carabiniere,
sposato da poco più di un mese, accoltellato a morte per soli cento euro.
27 luglio 2019 (Alfredo Laurano)
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