Sono
veramente stanco. E sconsolato.
Da questa
notte alle quattro, non faccio altro che rispondere alle centinaia di commenti,
opinioni, osservazioni, giudizi e pregiudizi nei miei confronti e in ciò che
scrivo. Soprattutto sull’attualità, sulle vicende migratorie, sui porti chiusi,
sulla capitana Carola e il suo gesto di rottura e disobbedienza, sulla sua
scarcerazione che ha deluso i soliti forcaioli, assetati di sangue e di
veleno.
La maggior
parte, nel mio caso, sono però post di condivisione o di confronto civile, nel
reciproco rispetto. Poi ci sono anche quelli – in verità, pochissimi – velenosi
e ostili.
Come non
accade in tutto il Web, in tutti i social, dove, invece, sguaiatamente franano
a cascata, inondano e straripano come un torrente in piena.
Una vera
alluvione di odio, di insulti, di minacce esplicite e di malvagità.
Però,
giustamente, alla fine, la querela è arrivata.
E mi
rincuora, premia i miei sforzi, la mia pazienza, mi restituisce un pezzetto di
fiducia nell’umanità.
Una querela
per istigazione a delinquere e diffamazione, nel botta e risposta tra il
vicepremier e ministro degli Interni Matteo Salvini e Carola Rackete, capitana
dalle Sea Watch: l’avvocato della donna ha annunciato iniziative giudiziarie
nei confronti di Matteo Salvini.
“Le parole utilizzate dal ministro in
questi giorni nei confronti della mia assistita (criminale, sbruffoncella,
ricca comunista) ha detto all’Ansa l’avvocato Gamberini - la stanno esponendo a
eventuali aggressioni: una vera e propria istigazione a delinquere che arriva
da un ministro della Repubblica. Un invito a farle del male, mi domando come
mai nessun componente del governo abbia preso le distanze da queste parole che
mi spingo a definire disgustose».
Non è facile
raccogliere tutti gli insulti che Salvini ha fatto in queste settimane. Nel
circuito di questi leoni da tastiera abituati all'ingiuria, è lui che muove le
acque dell'odio.
Come ha ribadito Luigi Ferrajoli - giurista,
ex magistrato, professore universitario e filosofo del diritto – “sul piano
giuridico non ci sono dubbi. Carola Rackete non ha commesso nessun reato. Ha
agito nell’adempimento di un dovere: portare al sicuro le persone salvate,
imposto dal diritto del mare e comunque in stato di necessità.
Semmai sono le autorità italiane che
per 17 giorni si sono rese responsabili del reato di omissione di soccorso.
Francamente è intollerabile che Salvini chiami «criminale» una persona appena
prosciolta senza incorrere nel reato di ingiuria. Fatto per cui spero che
Carola vorrà querelarlo.
Il suo è populismo penale. Consiste nell’uso
demagogico e congiunturale del diritto penale diretto ad alimentare la paura
con misure tanto anti-garantiste quanto inefficaci alla prevenzione della
criminalità.”
Una querela
per diffamazione è il modo per dare un segnale. Quando le persone vengono
toccate nel portafoglio capiscono che non possono insultare gratuitamente.
La risposta
tagliente e scontata di Salvini è giunta poco fa: «Infrange leggi e attacca navi militari italiane, e poi mi querela. Non
mi fanno paura i mafiosi, figurarsi una ricca e viziata comunista tedesca!
Bacioni».
Intanto,
preparati e attingi dai 49 milioni depredati agli italiani.
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