Una è Carola Rackete - detta dall’altro, la Sbruffoncella - capitana
della SeaWatch, che non ha rispettato le leggi dello stato italiano, forzando
un blocco in mare ordinato dal governo e sostenuto da tutti i media mainstream,
pronti ad amplificare le parole del potere e a convincere tutti del vile reato,
ancorché umanitario.
L’altro, è capitan Cocoricò, che dalla sua nave-ruspa urla e sbraita
che il porto è chiuso e nessuno può sbarcare. Anche se sa bene, se non altro per
le condizioni igienico-sanitarie, che ciò inevitabilmente accadrà, sia pure
dopo venti giorni di grottesca commedia alla marinara. Una farsa doverosamente utile
all’immagine, al prestigio, al consenso popolare. Comunque un dejà vu.
Senza troppo scomodare Kant, c’è da chiedersi, ancora una volta: ma la
legge è sempre “giusta” di per sé, in quanto tale, o può essere sbagliata? E se
è sbagliata, disobbedire diventa un obbligo morale?
Le persone che si ribellano a leggi ingiuste diventano fuorilegge e
finiscono in galera, anche se hanno operato una resistenza culturale e fisica
con i propri corpi e i propri diritti. Se non vi fosse stata resistenza,
avremmo ancora il nazifascismo, le persecuzioni e le leggi razziali.
«Credo che esistano due tipi di leggi, quelle giuste e quelle ingiuste.
Tutti noi abbiamo il dovere di obbedire alle leggi giuste e l’obbligo morale di
disobbedire a quelle ingiuste. Perché non collaborare col male è un obbligo
morale tanto quanto collaborare con il bene Qualunque uomo che, per disobbedienza,
accetta una pena che ritiene ingiusta e rimane in prigione per risvegliare la
coscienza della comunità, sta esprimendo in quel momento il più alto rispetto
per la legge.»
Le parole di Martin Luther King sono sempre attuali e si adattano
universalmente ad ogni uomo che ambisce alla libertà, sia essa di idee, di
orientamento sessuale o di religione. Libertà dalla povertà o dall’oppressione,
ma anche dalle convenzioni.
Come, peraltro, già sosteneva Thoreau del 1849 in “Disobbedienza
civile”, al quale si ispirò anche Gandhi, e, in Italia, Don Milani ne
“L’obbedienza non è più una virtù” del 1965.
Bisognerebbe rispettare sempre la propria coscienza.
Le stesse leggi dello Stato dovrebbero essere formulate rispettando la
dignità di tutti i cittadini e non solo dei più potenti o dei più ricchi. Gli stessi
principi che - secondo Don Milani - si rifanno alla legge divina o, per chi non
è credente, alla legge di coscienza: "dovremmo essere prima di tutto
uomini e poi sudditi.
In ogni caso, tornando a Lampedusa, qualcuno metta fine a questa
pagliacciata, come scrive Lucia Annunziata.
Chi l’ha messa in piedi, nella sua ultima impersonificazione a fini
mediatici, quella del peronista abbronzato e descamisado, ha decisamente
varcato il senso del ridicolo: questo vicepremier che ha già tutta la
tracotanza del premier, si appella, in difesa del Paese, a leggi che è lui il
primo a violare.
Il Matteo Salvini che - invocando santi e madonne, con il rosario in
mano - ha rinnegato la più importante delle leggi del mare, ha rinnegato la più
importante delle leggi del mare, il dovere di soccorso, accusa la capitana di
una nave Ong di violare le leggi internazionali perché invece ha soccorso
quarantadue persone.
A che titolo etico indossa dunque i panni dell’accusatore?
Lui che, nel caso della nave Diciotti, è stato salvato - dal Parlamento
amico e dai suoi soci al Governo - dal processo per sequestro di persone, vuole
sottoporre a giudizio il capitano di una nave “pirata” che ha portato in salvo
delle persone. Con quale credibilità legale parla?
Lui che sfida le leggi europee sulla immigrazione, perché sono
ingiuste; lui che sfida i parametri europei sulla manovra economica, in quanto
ingiusti; lui che fa arrestare la capitana tedesca perché anche lei - accusata di
violare il Decreto Sicurezza bis, appena presentato da lui stesso - sfida leggi
che considera ingiuste.
Sulla base di questo ragionare, capitan Cocoricò si presenterà anche
lui in un tribunale, magari sottobraccio alla “sorella d’Italia” Meloni, che voleva
arrestare tutto l’equipaggio e affondare la nave dei migranti?
In un Paese che non ha quasi più una reputazione, almeno morale, come
la nostra abusata Italia, infestata di corrotti e malfattori, di ladri ed
evasori, di razzisti e violentatori, si può sopportare molto in politica, come
afferma ancora l’Annunziata, ma non un pagliaccio come leader.
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